Regia di Maurizio Zaccaro vedi scheda film
Con un metaracconto tratto dal romanzo di Adalbert Stifter ed affidato alle mani demiurgiche di Ermanno Olmi che, oltre ad avere prodotto il film, ne ha curato la sceneggiatura col regista, Zaccaro ci porta nella Conca di Pietra, dove un agrimensore del governo austroungarico (Charles Dance) conosce il parroco della canonica locale (Bardini). Nel raccontare anni dopo, in occasione di una cena, la vicenda umana del sacerdote e dell'agrimensore, il secondo narratore scorge, segno dei tempi, che i desinanti non condividono l'operato dell'ecclesiastico. Soltanto nel finale, infatti, il film ci informa che quest'uomo ha vissuto un'intera esistenza all'insegna della più assoluta frugalità, così raccogliendo una cifra grande abbastanza per costruire una scuola nella poverissima zona montana della Boemia (ma il film è girato sul monte Fumaiolo), risparmiando ai bambini le difficoltà che Madre Natura impone loro quotidianamente.
Ammantato da una spiritualità consonante col cattolicesimo di Olmi, fotografato da Pasquale Rachini con la consueta sensibilità che il Maestro ed i suoi allievi mostrano verso la Natura e recitato con un passo d'altri tempi, grave e commovente, La valle di pietra è un omaggio a una bontà perduta, "una riflessione sull'apparire e l'essere" (Tornabuoni) e sull'amicizia, sul sacrificio e il ricordo.
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