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Entity

Regia di Sidney J. Furie vedi scheda film

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La recensione su Entity

di maurizio73
5 stelle

Furie drammatizza con mestiere un presunto caso di cronaca vera per approdare agli esiti di quelle suggestioni razionaliste in grado di ricondurre incubi e fantasmi alle manifestazioni tangibili di una realtà parallela che ha da sempre abitato il focolare domestico e agitato il sonno degli uomini.

Trasferitasi da poco nella sua nuova casa in un piccolo centro della California, Carla Moran è una madre single con una relazione sentimentale irrisolta ed un'adolescenza turbolenta alle spalle. Le ripetute aggressioni che subisce ad opera di una misteriosa entità invisibile vengono dapprima ricondotte alle sue turbe psichiche e quindi studiate come fenomeni paranormali. Quando però queste iniziano a coinvolgere anche i giovani mebri della propria famiglia, la donna accetta di sottoporsi ad un rischioso esperimento che avrà lo scopo isolare ed annientare l'origine di queste angoscianti e minacciose manifestazioni telecinetiche.

 

 

Dal libro biografico di Frank De Felitta sul controverso caso Doris Bither e sceneggiato dallo stesso autore, Sidney J. Furie trae un horror drammatico che si inserisce a pieno titolo nelle rappresentazioni del paranormale che avevano attratto l'interesse economico delle Major negli anni settanta e agitato lo spettro di una angoscia sociale e individuale che avrebbe accompagnato la nazione americana dalla disastrosa esperienza bellica in Vietnam all'imperialismo reazionario del decennio successivo.
Epigono di quello scientismo a fin di bene che decretò il successo circa un decennio prima del controverso capolavoro di William Friedkin, il film di Furie è il prodotto di un solido mestiere che drammatizza opportunamente un presunto caso di cronaca vera per approdare agli esiti di quelle suggestioni razionaliste in grado di ricondurre incubi e fantasmi alle manifestazioni tangibili di una realtà parallela che ha da sempre abitato il focolare domestico e agitato il sonno degli uomini (The Mothman Prophecies).
Si passa quindi dall'uso strumentale del commento musicale di Charles Bernstein al prevedibile repertorio fatto di soggettive, piani sequenza e primissimi piani quali ferri del mestiere per una ricostruzione romanzata che contemperi orrore e sentimenti, dramma sociale e paura dell'ignoto, ambiguità psicologiche e certezze parascientifiche in grado di fugare presto i dubbi sulla falsa natura isterica di un banale caso di possessione e condurci attraverso i perigliosi espedienti in grado di cristallizzare le abominevoli manifestazioni dell'universo olografico grazie all'elio liquido ed alla riproduzione scenografica di una ipercontrollata casa di bambole. Insomma, Furie gioca a carte scoperte con un dramma psicologico un pò telefonato che utilizza le fragilità di una donna confusa tra istinti materni e pulsioni edipiche per assolverla dai millenari pregiudizi sulle sue concupiscenze sataniche e renderla da subito vittima designata di una metafisica e perversa attenzione sessuale (anche il consesso di medici dovrà alla fine ricredersi!) a base di paralisi ipnagogiche e sodomizzazioni telecinetiche. Meglio una prima parte dove la costruzione della paura si fa attenzione spasmodica per le inattese perturbazioni della vita domestica rispetto ad una seconda che finisce per risolversi nella messa in scena di pacchiani e un pò ridicoli effetti speciali (una versione ante litteram dell'Omino Michelin degli acchiappafantasmi prossimi venturi). Brava la Hershey che regge con partecipazione e fascino il ruolo di madre single in perenne crisi d'estasi e solito contorno di personaggi d'antologia cinefila: dallo scetticismo dello psicologo in 'trasfert inverso' di un irsuto Ron Silver al team di ghostbusters alla Poltergheist con a capo la solita dottoressa con facoltà medianiche prematuramente incanutita. Straordinario successo al box office dell'anno 1981 (dopo Tootsie) ed insospettabile endorsement di Martin Scorsese (SillyWalter docet!) che lo ha definito: "Uno dei film più spaventosi di tutti i tempi".


"Era California, era libertà
quanto fiato nella gola
per rifare la realtà 
Era California, era via di là
verso cosa non sapevo ma lo respiravo, sembrava cielo"

 

 

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