Regia di Basil Dearden vedi scheda film
Un giovane operaio, pressato dai debiti, si suicida. Dalle indagini viene allo scoperto l’omosessualità del ragazzo, all’epoca illegale nel Regno Unito e alla base di una serie di ricatti che lo avevano da tempo colpito. Naturalmente non è l’unica vittima di questo spietato sistema.
Se si perdona – e lo si può tranquillamente fare – una certa piattezza nell’esposizione e un evidente didascalismo nella sceneggiatura firmata da Janet Green e John McCormick, che spesso ricorre a dialoghi inverosimili e a situazioni sbrigative, Victim è una pellicola a dir poco fondamentale per l’impegno civile che promana. Girato in Inghilterra nel 1961, il film mette in scena la terribile, medievale condizione degli omosessuali (maschi) nel Regno Unito contemporaneo, dove essere gay era – tout court – un capo d’imputazione. Sarebbero occorsi ancora sei lunghi anni prima che la legge riconoscesse, pur con forti limitazioni, la libertà di amarsi fra due uomini; è perciò che il lavoro di Basil Dearden assume un valore eccezionale, oltre che per la maniera sostanzialmente cruda con cui racconta la retrograda e ipocrita mentalità dei tempi. A impreziosire il tutto c’è poi un protagonista ineccepibile quale Dirk Bogarde, cui si accostano sul set Dennis Price, Sylvia Syms, Norman Bird, Anthony Nicholls, Peter McEnery, Donald Churchill, Peter Copley e altri ancora in parti minori. Non si creda comunque che la bigotta Italia coeva fosse tanto più avanti sull’argomento: nel doppiaggio la parola ‘omosessuale’ viene tradotta con termini del calibro di ‘invertito’ e ‘anormale’. Apprezzabile la scelta di girare in bianco e nero – con la fotografia di Otto Heller – e di conferire così un’atmosfera ancora più misteriosa e inquietante alla vicenda. 6/10.
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