Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
Dopo Giovanna d'Arco al rogo (1954) Rossellini ebbe non pochi problemi per trovare produttori interessati al suo successivo lavoro; così trascorsero alcuni anni di inattività, passò la separazione dalla Bergman e infine il regista trovò la Rai disposta a finanziargli un viaggio in estremo oriente per realizzare il documentario televisivo L'India vista da Rossellini. Accanto a lui, il fido Aldo Tonti, già direttore della fotografia di Europa '51, Dov'è la libertà?, L'amore. Accanto al progetto televisivo nacque questo India: Matri Buhmi, lungometraggio in forma di fiction con una sceneggiatura scritta da Rossellini, dalla sua futura compagna (conosciuta durante il viaggio) Sonali Senroy DasGupta e da Fereydoun Honeyda. Si tratta di un assemblaggio abbastanza crudo di quattro storie esemplari del clima (umano, atmosferico, morale, religioso e via dicendo) indiano, di cui Rossellini si innamorò da subito, cosa che nel film traspare anche piuttosto chiaramente; fra cacciatori di tigri e ammaestratori di scimmie, scopriamo così (noi occidentali, cui l'opera è fondamentalmente rivolta) la quotidianità di un paese lontano per geografia e costumi; una decina di anni dopo anche il collega francese Louis Malle sentirà una necessità analoga, di fuggire dall'Europa per esplorare questa nazione oscura e affascinante, e ne ricaverà il ben diverso (espressamente documentaristico) Calcutta (1968), nel quale ai tanti pregi del luogo si accompagnano però gli altrettanti difetti. E invece l'India rosselliniana è per lo più un luogo esotico e accattivante, tanto che forse traspare un po' troppo il giudizio entusiastico del regista. Ciononostante la sua impronta, già rivolta verso ciò che sarà il suo cinema futuro (didattico e televisivo), è evidente. 6/10.
Uno sguardo 'rosselliniano' sull'India, attraverso alcune storie esemplari (un operaio che ha contribuito alla costruzione di un'importantissima diga; un cacciatore di tigri; un ammaestratore di elefanti) che introducono lo spettatore occidentale alla realtà del luogo.
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