Regia di John Carpenter vedi scheda film
Come ho già avuto modo di scrivere, gli anni '80 sono stati tra i periodi più prolifici per il cinema di fantascienza. Tantissimi i piccoli o grandi film che sono entrati a pieno titolo nell'immaginario collettivo: dalla fantascienza distopica del ciclo di Interceptor, a quella che omaggia il contesto classico (con debiti al western) di Atmosfera zero, per arrivare alle scenografie da noir di Blade runner e 1997: fuga da New York. Sono anche gli anni in cui i cyborg, robot o replicanti assumono delle connotazioni molto più profonde: commoventi come nel già citato Blade runner, minacciose con la progarmmatica distruzione del protagonista di Terminator, entusiasmanti e toccanti al contempo con la figura di Robocop. Non mancano nemmeno le "visite" sulla terra da parte di extra terrestri, sia nell'ottica più pacifica, con lo struggente E.T.-L'extraterrestre che in quella minacciosa di Predator. John Carpenter con La cosa propone un'idea che ha qualche debito verso il precedente Alien di Ridley Scott: il clima di terrore e sospetto è piuttosto simile nell'evoluzione della vicenda. Ancora più inquietante è però la caratteristica dell'antagonista di tutta la vicenda: esso infatti non è un mostro micidiale dall'aspetto ripugnante come avveniva con Alien, al contrario l'inquietudine si manifesta proprio dalla capacità dell'alieno di "assimilare" in tutto e per tutto aspetto e comportamenti degli umani o di altri organismi animali, divenendo impossibile da distinguere. Carpenter inoltre ha il coraggio di portare tutto all'estremo, con una trama tesissima che non concede alcuno spazio all'intimità dei personaggi e che porta lo spettatore all'interno di un incubo da cui è impossibile uscirne. Ed il finale è tutt'altro che consolatorio, sebbene aperto ad ogni interpretazione. Un apporto eccezionale è dato da degli effetti speciali disgustosi e realistici, merito dell'ottimo Rob Bottin (che poi avrebbe dato ottime prove delle sue abilità in altri film di Verhoeven). La colonna sonora di Morricone abbandona ogni specificità caratteristica del "maestro" avvicinandosi alle tonalità tipiche delle composizioni dello stesso Carpenter. Da quanto leggo, il flop commerciale all'uscita fu in parte legato all'uscita simultanea di E.T., che proponeva una visione ben diversa circa gli extra terrestri. Questo però non ha impedito al film di diventare un vero cult nel tempo.
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