Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
E’ praticamente impossibile guardare Caccia al ladro e non pensare alla tragica fine di Grace Kelly, a quell’incidente stradale di cui rimase vittima nel 1982. Esattamente nella sequenza in cui, insieme a Cary Grant, fuggono dall’inseguimento dei poliziotti, la mente non può fare a meno di proiettarsi a quel drammatico evento, considerando poi che è l’ultima pellicola che l’attrice girò con il maestro del brivido, le funeste coincidenze sono ancor più suggestive.
A partire dall’ambientazione in quel di Nizza dove il panorama la fa’ da padrone, il film di Hitchcock mi ha positivamente colpito fin da subito e lo svolgimento della pellicola riuscirà a dare ragione a queste mie positive sensazioni.
La trama prende forma fin da subito, ed è chiaro da che parte dobbiamo stare. Senza mezzi termini, il caro vecchio Alfred, ci offre il riassunto di tutto ciò che è successo in quella stanza da letto, anche se prima l’intenzione sembrava tutt’altro; quando ci inquadra la mano senza svelare altro, di colui invece che è il reale colpevole a cui dovrebbero dare la caccia. Ma è un incipit più che lecito, considerando che è necessario celate il volto del ladro a colpevole affinché il famoso MacGuffin, che Hitchcock utilizza sempre nelle sue pellicole, abbia effetto.
Il regista ci porta per mano attraverso la narrazione, utilizzando i protagonisti come solo lui sa fare, a servizio di ciò che vediamo. E se Grant compare fin da subito, sfoderando non solo il suo fascino ma anche il suo intenso modo di recitare, Grace Kelly si lascia un pochino attendere ma poi, dopo la sua prima apparizione, in costume e occhiali da sole, su una calda spiaggia dorata, signori miei e mie signore, da quel momento in poi, non le toglierete più gli occhi di dosso.
Dopo una prima parte coinvolgente e piuttosto animata, la seconda metà del film scivola in un giro troppo ampio, sfruttando lo stesso argomento, senza cioè l’aggiunta di elementi, finendo per sembrare petulante e perdendo parte dell’attenzione di chi guarda; si impossessa dello spettatore la convinzione, assurda ma palese in quel momento, che non si arriverà mai ad una fine, considerando poi che, il colpevole, almeno dalla sottoscritta, è stato identificato diverso tempo prima del reale svelamento.
Non fosse quindi per la necessità di prolungare i tempi del racconto, la diciannovesima pellicola di Alfred Hitchcock è un film frizzante e coinvolgente, che nonostante questa piccola pecca, che comunque nota principalmente chi ha individuato il reale colpevole a cui si da la caccia fin dall’inizio, resta comunque uno dei film che ho più apprezzato del maestro del brivido.
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