Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Non trovo vi sia molto da dire su un film come Caccia al Ladro (1955) di Alfred Hitchcock che non m'è sembrato null'altro che un buon devertissment del regista in attesa di progetti migliori tra le mani.
Alcuni elogi che ho letto sono chiaro sintomo di come Truffault e compagnia, nel rivalutare i film del regista inglese, poco considerati all'epoca, hanno finito con l'osannare qualsiasi film del regista, finendo con il sopravvalutare opere minori; Caccia al Ladro è uno di questi.
John Robie, detto “il Gatto” (Cary Grant), è diventato una celebrità in Francia per il suo grande talento come ladro di gioielli. Ritiratosi dall'attività, si gode la vita in riviera fino a quando viene compiuto un furto che sembra portare la sua firna e la polizia sospetta immediatamente di lui. Anche grazie all'aiuto della bella Frances Stevens (Grace Kelly), Robie dovrà dimostrare la propria innocenza.
I temi cari all'autore come l'innocente che deve discolparsi, la polizia che non capisce mai niente e una bionda fredda ed algida vi sono tutti, ma sono messi in scena in modo meccanico rispetto ai precedenti film del regista.
Chi sia il vero colpevole, lo spettatore ci mette poco a capirlo (comunque vi arriva da solo anche se è tontolone dopo un certo avvenimento) e quindi già il lato giallo del film viene meno rapidamente; l'interesse di Caccia al Ladro, dovrebbe quindi risiedere in altro e secondo la critica riguarda il fatto se alla fine Grace Kelly riuscirà ad acchiappare nella sua rete Cary Grant.
Il film in effetti andrebbe preso come un divertissment glamour e goduto nel suo edonismo anni 50' esibito sfacciatamente nella sua leggerezza (quando hai in acqua Grace Kelly e Auber vorresti essere Cary Grant e maledici di non aver intrapreso la carriera di attore... in effetti gli interpreti maschili di Hitchcock si cuccavano una bionda ogni film). Ci ritroviamo scorazzati qua e là nell'auto di Grace Kelly che ci accompagna tra albergi di lusso a tranquilli pic-nic sulle scogliere dove si stagliano i meravigliosi paesaggi della Costa Azzurra; in sostanza ci ritroviamo in un freddo quanto sfacciato edonismo sbattuto allo spettatore, dove il lusso è esaltato dalla regia del regista che esalta la ricchezza e lo sfarzo di quei luoghi.
Grace Kelly é tanto bella quanto algida e quindi inadatta ad una commedia romantica dove servirebbe una protagonista femminile più umana e veritiera, invece Cary Grant si trova sempre a suo agio e la differenza d'età con la collega non si sente. Da menzionare Auber che nella prova attoriale supera Grace Kelly, essendo pienamente nell'elemento con le sue battute sottili e taglienti colme di una sottile gelosia rivolte a Cary Grant.
I critici si sono concentrati su due sequenze, quella del tuorlo d'uovo e quella del bacio sulla porta della stanza d'albergo. Per quanto riguarda l'uovo, bon ci vedo nulla più che la rappresentazione di una personale avversione verso il tuorlo da parte del regista, interessante certo, ma troppo personale e quindi non provoca effetti allo spettatore. Invece quella del bacio rubato sulla porta, è un qualcosa di audace, ma non regge minimamente con la vera genialità dei film girati dai grandi registi di commedie romantiche.
Leggendo potreste pensare che il film è uno schifo; non lo é, però non è neanche chissà che cosa, neanche se prendiamo il suo genere... certo, l'algida Grace Kelly impedisce al film di scadere nel sentimentalismo sciocco (dialoghi che scadono nel mieloso non ve ne sono mai, anzi, ci sono anche delle allusioni niente male in un paio di momenti), ma é anche vero che si fa' portavoce di un messaggio di spot a favore del lusso sfrenato.
Vedetelo comunque perché alla critica comunque piace (3 stelline Mereghetti), ma non aspettatevi chissà che cosa.
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