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Brutti, sporchi e cattivi

Regia di Ettore Scola vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Brutti, sporchi e cattivi

di axe
8 stelle

Giacinto vive con la moglie, dieci figli e relativi parenti all'interno di una casupola ubicata nel borghetto di Monte Ciocci, una baraccopoli di Roma. Grazie al suo carattere violento e dispotico, è in grado di tenere a bada gli irrequieti familiari, i quali tentano continuamente di sottrargli il milione di lire in banconote ricevuto a titolo di risarcimento per la perdita di un occhio sul luogo di lavoro. La moglie, Matilde, sopporta e risponde colpo su colpo, senza mai "alzare il tiro". Ma, un giorno, Giacinto porta in casa una prostituta, affiancandola a lei nel letto coniugale. Per la donna è veramente troppo ! Grottesco racconto di vita in una baraccopoli romana, della quale il regista Ettore Scola indaga ogni aspetto. Attraverso le disavventure quotidiane di Giacinto ed i suoi familiari, ci racconta di persone che vivono di espedienti, nella più assoluta promiscuità, abituate a non frenare i propri istinti ed indifferenti ad ogni regola, se non a quelle che fanno loro comodo; il loro limite nel nuocere ai loro stessi simili è segnato dal timore di una loro reazione. Logiche quasi animalesche si accompagnano all'avidità ed alla ricerca di fugaci ed effimeri piaceri. La ricostruzione del borghetto di casupole, rimanda a memorie "pasoliniane"; del resto, data la presenza di Sergio Citti tra gli sceneggiatori, non avrebbe potuto essere diversamente. Emerge il contrasto tra la condizione disarmante della baraccopoli, la lentezza e l'indolenza dei sui abitanti, con le strade trafficate, la moderna ferrovia ed i grandi palazzi brulicanti di umanità indifferente posti ai piedi della collina che ospita le stamberghe. In un tale contesto, Giacinto combatte una guerra quotidiana contro i suoi parenti. L'uomo, un immigrato pugliese, è ben interpretato da Nino Manfredi. Avido, egoista, istintivo, violento, a volte crudele, tiranneggia la famiglia; dopo essere sfuggito ad un tentativo di assassinio, si vendica dapprima incendiando la casupola, poi vendendola ad una famiglia altrettanto numerosa e disperata, i cui membri non riescono a far sloggiare gli occupanti. Nell'epilogo, il regista ci mostra come nulla cambi. Maria Libera, forse il meno peggiore tra i parenti di Giacinto, cui è assegnato il compito di badare ai più giovani abitanti della baraccopoli - non portandoli a scuola, ma chiudendoli dentro un recinto - prosegue nelle sue attività, ma è incinta. Un'umanità che replica sè stessa, senza alcuna fiducia nell'istruzione o nelle istituzioni, che si presentano in zona solo per compiere qualche arresto. L'uso dei dialetti pugliese e romanesco imbastarditi, le espressioni storpiate, le frequenti battute di bassa lega inducono al sorriso; le scenografie mostrano interni ed esterni ricchi di colore, di dettagli anche simbolici. Il regista non risparmia nulla ai suoi personaggi; li caratterizza, anche fisicamente, con connotati estremamente negativi; chi non fa male è perchè non ne ha la capacità o il coraggio. Sembra, però, non prendere posizione; non esprime una critica. Lascia lo spettatore libero di dare un giudizio e trarre le sue conclusioni. Colpa del contesto sociale ? Colpa di quelle persone in particolare ? Colpa un po' di entrambe i fattori ? Non è dato saperlo. Ottimo film, ben bilanciato, in grado di suscitare sensanzioni diverse per ogni spettatore; dal riso amaro, alla pena, per della gente lasciata indietro senza alcuna speranza; interpretazioni convincenti; ricca colonna sonora di Armando Trovajoli, il quale spazia da sonorità solenni a musiche più popolari, tra le quali l'orecchiabile brano "vojo annà ‘ndo me pare".

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