Regia di Ettore Scola vedi scheda film
Attorno al milione che Giacinto Mazzatella (Manfredi) ha avuto come risarcimento assicurativo per l'occhio perduto e che custodisce gelosamente tra le proprie mutande e le crepe del cesso fatiscente dove ha interminabili sedute, si muove un formicaio di baraccati di origine ciociara, pugliese, campana e sicula, assiepati su una collinetta nei pressi di San Pietro a Roma, vittime della tirannia del patriarca. Ossessionato dall'idea che gli venga sottratta la somma, Giacinto si dà alla "bella vita" con Iside (Maria Luisa Santella), una puttana grassona rimorchiata per caso. Ingelosita, la moglie (Bosco) tenterà di avvelenare Giacinto. Ma questo prima si farà un clistere di acqua marina per rigettare il veleno e quindi darà fuoco alla casa dove abita la moglie con i dieci figli, le cognate e i cognati. Sventato anche l'incendio, l'uomo venderà lo "stabile" ad una nuova famiglia. Tutto riprenderà come prima. Tutti sotto lo stesso tetto.
Apologo amarissimo e senza lieto fine sulla povertà, narrato con momenti di lirismo piuttosto inconsueti nel cinema di Scola (il racconto ogni tanto viene impreziosito da ritagli sulla vita randagia ed innocente dei bambini del luogo, che agguantano la scialuppa della sopravvivenza tra travestiti e incestuosi, drogati e prostitute, assassini e bari, cani sciancati). Dalla sceneggiatura di una coppia super-collaudata come Scola e Maccari, un film cattivo e mai consolatorio che ha fatto epoca, dal retrogusto del realismo pasoliniano (i dialoghi sono stati supervisionati da Sergio Citti) ed echi del cinema di De Sica. Prova ciclopica (è il caso di dirlo, visto che recita con un solo occhio) di Nino Manfredi. Premiato per la regia a Cannes. Memorabile la colonna sonora.
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