Regia di Ettore Scola vedi scheda film
il film si apre e si chiude sulla baracca in cui vive la famiglia mazzatella giacinto. tutti dormono ancora tranne la più grande dei nipotini, maria-libera, che come tutte le mattine esce con 4 o 5 secchi a prendere l'acqua. maria-libera corre su un muricciolo e gioca a fare l'equilibrista, guarda la città eterna e poi comincia a riempire i secchi. ad accompagnarla in queste sue prime mansioni di donna di casa, la musica enigmatica di armando trovajoli. gli immigrati di una volta erano i meridionali del sud italia, oggi sono i clandestini africani e via dicendo. gli appartenenti della famiglia mazzatella guarda alla capitale come un terreno di caccia, maria-libera la guarda distrattamente, tanto lei ha cominciato a fare la serva a ore negli edifici che confinano con le baracche. tommasina, una vicina di baracca, le dice che il suo mestiere è meglio. lei ha sfondato e da serva a ore è passata al paginone centrale di lesboy, giornale di nudo "arty" a tinte forti. giacinto, il capofamiglia, ha perso un occhio e per questo gli hanno dato un milione. il milione diverrà per la famiglia, un miraggio di riscatto nella baraccopoli, come per plinio che sogna un salone di barbiere(chez plinio)proprio nella contrada. ma giacinto ha una sola parola per tutti: "no". il film di scola per me è sempre stato un affascinante esperimento tipico di quegli anni così strani, che sono stati i 70 del novecento italiano. un ritratto di orrida famiglia all'ombra del cupolone dove le strade sterrate, le "zoccole" onnipresenti e le baracche fatiscenti sono un'esternazione delle loro bassezze morali. i membri della famiglia tirano su soldi come meglio possono. chi fa la serva a ore, chi come fernando si traveste e batte(il pasoliniano franco merli), chi come camillo ruba e rivende alle due sorelle che tengono il bar(l'altro pasoliniano ettore garofalo), chi come paride fa il parcheggiatore abusivo ma vive fuori della famiglia(giancarlo fanelli),chi come dora lavora in una fabbrica dove compattano la carta(adriana russo). tutti però sono daccordo su di una cosa quando giacinto porta a casa iside, una prosperosa mignotta, che bisogna farlo fuori prima che scialacqui il patrimonio. approfittano di un pranzo per avvelenare il capofamiglia con una dose abbondante di veleno per sorci. se ne fugge con una bicicletta mentre una convitata prevede malanni e tragedie e un vento di burrasca sconquassa la tavola imbandita. in una sequenza per me insuperabile, manfredi accasciato su una striscia di sabbia fetida del litorale laziale, crede ancora di essere in strada e accenna una pedalata, poi a furia di dita in gola e pugni allo stomaco riesce a vomitare il pranzo mortale. la vendetta sarà tremenda ma nulla cambierà e maria libera come tutte le mattine di tutti i giorni sarà la prima a svegliarsi per andare a prendere l'acqua alla fontanella. manfredi in un'interpretazione monstre consegna alla storia del cinema con il suo nome e il suo volto un film unico e fondamentale nella tragicommedia italiana. svettando e uniformandosi ai visi anonimi e unici(su tutti giovanni rovini che interpreta la vecchia madre di giacinto)che solo una certa stagione cinematografica e un certo cinema sapevano consegnarci.
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