Regia di Ettore Scola vedi scheda film
Nel degrado e nello squallore del villaggio di baraccati, la famiglia di Giacinto è quella più infame, bestiale, sfortunata. E' una razza subumana talmente avvezza alle disgrazie e alle difficoltà che nulla può più ucciderla: nè il veleno per topi, nè un incendio notturno. Figuriamoci le consuete catastrofi quotidiane: miseria, disoccupazione, fame, prostituzione, relazioni semi-incestuose fra parenti non diretti, i protagonisti della storia non si fanno mancare nulla. E Manfredi è straordinario nel ruolo di direttore di una simile orchestra di disgraziati ed incoscienti. Scola compie il capolavoro trasformando in commedia un dramma dalle tinte fortemente pasoliniane (c'è Citti come 'consulente del doppiaggio', non per caso), descrivendo senza pietà, nè alcuna ironia una realtà mostruosa e fiera di esserlo.
Le grottesche vicissitudini di una foltissima famiglia di baraccati alle porte di Roma. Il capofamiglia Giacinto, sfigurato e con un occhio solo, nasconde un milione; i parenti cercano di sottrarglielo in ogni modo, arrivando perfino ad avvelenarlo. Ma Giacinto sopravvive e dà fuoco alla baracca di notte, mentre tutti dormono: uno pari. E si ricomincia.
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