Regia di Ettore Scola vedi scheda film
In una baraccopoli romana, una famiglia disadattata, capitanata dall’austero Giacinto (Manfredi) vive alla giornata. Lo squallore è estremo e Scola lo affronta con uno sguardo seraficamente crudo, edulcorando saltuariamente il tutto attraverso una regia a tratti surreale. La regia dell’autore irpino, per quanto fatta principalmente di esterne, rimane clautrofobica, in quanto raccolta attorno alla famiglia, facendo passare determinate dinamiche come normali, discriminando quasi tutto il resto. Una sorta di capovolgimento della realtà in cui la comunità della baraccopoli rappresenta la convenzionalità e tutti gli altri, che rimangono sullo sfondo in maniera velata, rappresentano i diversi. È la crudezza del tema a fare il film, non la storia (se vogliamo crudele quanto banale).
Il film si lascia guardare, nonostante tocchi punti estremamente stomachevoli (rapporti promiscui, parricidio), grazie ad una interpretazione magnifica di Manfredi, ma anche per la riflessione amara secondo cui non occorre guardare lontano per trovare il terzo mondo.
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