Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Il capolavoro di Steven Spielberg.
La recensione che segue la trovate anche sul mio blog.
Questa che vi accingete a leggere è una recensione inutile, senza motivo d’essere. Perché di Schindler’s List è stato detto e scritto già tutto, quindi non c’è alcun dubbio sull’inutilità di un ennesimo elogio del capolavoro che Steven Spielberg realizzò nel lontano 1993. Eppure, come afferma il film stesso, ricordare quell’enorme tragedia che fu l’Olocausto è un dovere, come lo è il tramandare, nei limiti delle proprie possibilità, un’opera d’arte che adempie perfettamente a questa responsabilità.
Schindler’s List è un film monumentale nelle vicende che rappresenta e nei mezzi impiegati a tale scopo: sotto la guida sicura dell’ormai leggendario regista americano, gli sforzi di oltre cento attori, ventimila comparse e dei migliori esponenti dei vari comparti tecnici conversero nella realizzazione di un’opera colossale nella sua capacità di visione d’insieme (dalla ghettizzazione alla “soluzione finale”) che, comunque, riesce a non perdere mai di vista gli ottimamente caratterizzati personaggi principali. Oltre tre ore di pellicola che scorrono via lisce, nonostante la crudezza di molti passaggi, e si rivelano impagabilmente emozionanti: anche l’animo più insensibile farebbe fatica a terminare la visione senza avere compatito le vittime, essersi commosso o, perlomeno, avere compreso la portata catastrofica che tali eventi hanno avuto per milioni di persone innocenti. Questo è solo il primo motivo, quello più lampante, tra i tanti che rendono Schindler’s List non solo la vetta della filmografia di Spielberg, ma un film che tutti dovrebbero guardare almeno una volta nella vita.
Si può parlare pertanto, in ordine sparso, delle magistrali musiche di John Williams, o del ricercato bianco e nero di Janusz Kaminski il quale, assieme alla scelta di attori europei semisconosciuti, aiutò l’autore nel dare all’opera un tocco aulico, esplicitato poi nella famosa bambina col cappotto rosso: come si è già accennato, si torna dal generale al particolare, dalla strage comune al trauma individuale che porterà poi al sorgere del bene in un uomo individualista e senza scrupoli. Schindler’s List è infatti un film sul bene ed il male ambientato in un’epoca storica nella quale tale suddivisione, col senno di poi, appare estremamente netta: così anche il terribile Amon Goeth veste un’innocente camicia bianca nella breve parentesi in cui tenta una redenzione ereticamente cristologica, ovvero il perdonare gli ebrei di essere tali.
Arriviamo quindi agli interpreti e non si può non partire riprendendo le fila del discorso appena concluso nel paragrafo precedente: Ralph Fiennes, nei panni dell’ufficiale nazista Goeth, è uno dei più grandi punti di forza dell’opera. L’attore britannico personifica il male ai suoi estremi, grazie ad uno sguardo svuotato da qualsiasi traccia d’umanità e, soprattutto, riuscendo a rendere il suo personaggio reale, mostro degenerato di una linea di pensiero tristemente condivisa da un popolo “pugnalato alle spalle” nel primo dopoguerra, quindi in cerca di un’unità nazionale erroneamente propagandata come etnica: il potere come affermazione di forza e la colpa dell’attrazione sessuale verso una donna di razza inferiore. Al male poi si contrappone il bene che, anche in questo caso, non è idealizzato, ma nasce da un principio di opportunismo che rende lo Schindler di Liam Neeson un essere mortale, un peccatore. Lo sviluppo etico del protagonista va così ad inserirsi nella poetica di Spielberg, da sempre interessato al tema della bontà e dell’innocenza contrapposte alla malvagità umana (di questo parla E.T. l’extra-terrestre), ed in Schindler’s List ciò viene affrontato senza alcun eccesso di retorica, bilanciata perfettamente con la rappresentazione nuda e cruda della Shoah. Anche per questo, lo struggente pathos del monologo finale non infastidisce, bensì eleva il film al sublime.
Parlare oggi di una pellicola come Schindler’s List è probabilmente ancora più semplice di quanto potesse esserlo alla sua uscita venticinque anni fa: uno spettacolo ineccepibile, che assolve alla funzione di eternare una pagina vergognosa della storia contemporanea, di renderne accessibile il ricordo, superando splendidamente la prova del tempo, apparendo al pubblico di oggi un film attuale non solo nei contenuti, ma anche nella forma. Schindler’s List è ora una pietra miliare della storia del cinema, un’opera che parla a noi tutti di ciò che fummo e che non dovremo mai più tornare ad essere.
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