Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Il bianco e nero, tonalità che solitamente crea distacco, come a voler prendere le distanze dagli eventi raccontati, regna sovrano per tutta la durata della pellicola, tranne che per quel cappottino rosso che sfugge per poi ricomparire immobile. A colori, in parte, l’incipit, totalmente il finale, quella riconoscente sfilata sulla tomba di Oskar Schindler che, salvando 1200 ebrei dallo sterminio, ha fatto prosperare la generazione di un popolo falciato dalla pazza furia nazista. Ad interpretarlo è Liam Neeson, algido come un tedesco ma buono e altruista come nessun altro prima di allora. Il doppiaggio è talmente scadente da ridicolizzare anche scene intense, fortuna lo sguardo profondo del protagonista, collante tra trama e storia, necessario per capire e carpire l’orrore che si è perpetrato in quegli anni bui dell’esistenza umana. Intenso come sempre il bravissimo Sir. Ben Kingsley, coscienza del signor Schindler, taciturno dagli occhi osservanti e curiosi, un po’ impauriti o forse semplicemente rassegnati al predominio di Amon Goeth, uno spettacolare Ralph Fiennes, da cui lo salverà solo l’astuzia di Oskar che incarna quella parte predominante di tedeschi estranei allo sterminio macabro-nazista. Nonostante la durata, la pellicola è scorrevole, dura ma necessaria, rivelatrice.
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