Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
La lista di Schindler è quella che salvò migliaia di ebrei dall’evento storico più drammatico di sempre. Durante l’invasione tedesca in Polonia, nella città di Cracovia, un’arrivista, tal Oskar Schindler (Liam Neeson), reperisce ebrei per farli lavorare nella fabbrica che ha appena aperto, grazie alla sua appartenenza al nazismo. Il suo fido collaboratore ebreo (Ben Kingsley) arruolerà oltre 350 ebrei in odore di sterminio, tra cui donne, malati, mutilati. Soltanto dopo Schindler capirà l’importanza della sua operazione e passerà dall’arrivismo alla filantropia, facendo scampare oltre mille uomini alle camere a gas.
Il film è forse il più commovente che abbia mai avuto modo di vedere, essenzialmente grazie a due ragioni: innanzitutto la passione nel racconto del regista, di genitori ebrei, e poi la continua riflessione, maturata durante la visione, sul fatto che il film narra una vicenda realmente accaduta; reale come l’eccidio, le docce di gas, le uccisioni a sangue freddo, i corpi ammassati, la dignità calpestata, l’odio razziale incondizionato: componenti inalienabili del film e della storia del mondo.
Tecnicamente il film si avvale di regia e montaggio da Oscar e di una vivida fotografia in bianco e nero (se si eccettuano certe significative scene a colori). Per quanto sia lunghissimo, il film non annoia mai, anzi emoziona ed appassiona come pochi altri.
Spielberg decide di mostrare nuovamente la più grave ferita sulla pelle del mondo; una ferita che si crede sempre rimarginata, ma che è bene ogni tanto andare a riguardare: trovarla lì, ancora non cicatrizzata dopo quasi un secolo, aiuta a ricordare e a riflettere sulla stupidità umana.
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