Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Devo ammettere di non essere uno dei maggiori ammiratori di Steven Spielberg, regista che generalmente ho sempre ritenuto un pò troppo "commerciale" per poter aspirare alla nomea di grande autore (comunque, in anni giovanili ho apprezzato molto anch'io alcuni dei suoi "giocattoloni", e in particolare la saga di Indiana Jones). Una nuova visione di "Schindler's list", però, mi ha colpito profondamente e mi obbliga, per il futuro, a un serio tentativo di riconsiderazione della sua opera. "Schindler's list" è un dramma collettivo sulla tragedia dell'Olocausto, basato su fatti reali: certamente una delle opere fondamentali sull'argomento in campo cinematografico, eticamente corretta ed emotivamente assai vibrante. Tuttavia, ciò che lo eleva ad un livello artistico notevole è la messa in scena particolarmente inventiva e le qualità di scrittura filmica, che Spielberg non aveva mai mostrato in maniera così netta nelle opere precedenti. Il ritmo è decisamente spedito, soprattutto nella prima parte, con un uso del montaggio alternato molto efficace e una scansione non sempre lineare dei fatti, ricorrendo talvolta a flashback o flashforward che si incastrano perfettamente nel racconto. La moralità dello sguardo del regista si riflette nelle sue scelte estetiche: le violenze perpetrate dai tedeschi nel ghetto di Cracovia e poi nel campo di concentramento non sono mai all'insegna del compiacimento o dell'esibizionismo, ma, piuttosto, orchestrate in maniera secca e rigorosa. Il personaggio principale non risente di un'impostazione troppo manichea e conserva una sua ambiguità di fondo, anche se naturalmente il valore supremo di questa storia risiede nella vittoria del bene sul male. La fattura tecnica è eccellente, soprattutto per quanto riguarda la splendida fotografia in bianco e nero di Janusz Kaminski e le musiche di John Williams, con molti brani da antologia come quelli della liquidazione del Ghetto, delle esecuzioni sommarie e insensate, della corsa dei genitori verso i camion che trasportano verso la morte i propri bambini, nonchè nel rapporto di crescente stima fra Schindler e il contabile Stern e in quello controverso con il folle comandante Amon Goeth (ottimo il rilievo conferito ai personaggi da Liam Neeson, Ben Kingsley e soprattutto Ralph Fiennes). Tutto risulta piuttosto scrupoloso e attendibile, non troppo romanzesco, anche nella parte che descrive il torbido rapporto fra il comandante Goeth e la governante ebrea Helen Hirsch, con l'attrice Embeth Davidtz che riesce a creare un personaggio memorabile e non meno intenso di quelli dei suoi colleghi maschili. Certo, ci può essere qualche cedimento, come nell'addio finale di Schindler agli ebrei, in effetti un pò troppo retorico e "finto", o nella scena del bagno delle donne ad Auschwitz che credono di andare incontro alla morte e vengono sommerse dall'acqua delle docce, dove si crea una suspense piuttosto ambigua legata alla possibilità della "soluzione finale", ma di fronte alla generosità dell'opera e alle sue notevoli qualità cinematografiche restano difetti abbastanza secondari. E il finale a colori è struggente e indimenticabile, degna conclusione dell'opera.
voto 10/10
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