Regia di Theo Anghelopoulos vedi scheda film
"Qualche volta è meglio tacere per ascoltare la musica che c'è dietro il rumore della pioggia".
Sono le parole di un discorso pronunciato da un ministro al Parlamento, prima di ritirarsi, o meglio, nascondersi, tra i monti della Macedonia, ai confini con la Grecia.
Una specie di Cincinnato, interpretato da Marcello Mastroianni, che per Theo Anghelopoulos era già stato l'apicultore ne "Il volo" nel 1986.
Trenta anni dopo, un giornalista (Gregory Karr) è sulle tracce dello scomparso, affiancato dalla donna che è stata compagna dell'ex politico (nel film Jeanne Moreau). L'essenza del lavoro di Anghelopoulos, oltre le implicazioni politico-sociali che contraddistinguono tutta la sua produzione, è la riscoperta della forza dei sentimenti che i due protagonisti credevano spenti, e che invece si riaccendono. Pur con i dovuti limiti imposti dal tempo trascorso, la sciatteria degli abiti dismessi del vecchio condadino Mastroianni, e le rughe sul volto ancora bellissimo della Moreau.
Teatro della vicenda, i confini albanesi, bulgari e della ex Jugoslavia, nelle fredde montagne della Madeconia, per di più durante il cuore dell'inverno.
Mastroianni e la Moreau si sono ritrovati anch'essi dopo trent'anni, sul set quasi proibitivo per il gelo di Florina e Siderokastro, sulle rive del fiume Strimanos.
Non avevano più recitato insieme dal 1961, quando fecerp coppia nell'indimenticabile "La notte" di Michelangelo Antonioni.
E come per i personaggi del film, tra loro si sono riaccesi i ricordi della complicità, l'intimità e l'amicizia profonda che li aveva coinvolti durante le riprese del film del capolavoro di Antonioni.
A Anghelopoulos l'idea del film è nata per caso, mentre si trovava in compagnia di un militare che lo aveva accompagnato ad un ponte vicino alla Bulgaria e confinante con la Turchia. All'estremità opposta del ponte, una sentinella turca vigilava con l'arma pronta a fare fuoco. Per terra, erano disegnate tre linee distanti trenta centimetri una dall'altra:
linea blu, territorio greco - linea bianca: terra di nessuno - linea rossa: territorio turco.
Il militare superò la prima linea e si fermò sulla seconda, con il piede sospeso.
"Se continuo,"disse, "o mi ritrovo all'estero o mi ritrovo morto".
Anghelopoulos, coerente con la sua filosofia cinematografica e il suo credo socio-politico, ha quindi creato un film "sulla comunicazione, sulle frontiere che la impediscono", "le frontiere linguistiche, culturali, le barriere frapposte dalle religioni e dall'intolleranza".
Ai suoi nobili propositi, trovò una durissima opposizione da parte di Augustinos Kandiotis, allora vescovo ortodosso locale, che non vedeva di buon occhio Anghelopoulos perchè uomo di sinistra, e la presenza di Mastroianni e Moreau, considerati peccatori a causa dei loro rispettivi divorzi.
Anghelopoulos fu scomunicato a vita, la qual cosa gli procurò una forte depressione, mentre Mastroianni, Moreau e tutta la troupe furono esclusi per quattro anni da tutti i sacramenti celebrati nella diocesi di Kandiotis.
Le riprese del film subirono continue interruzioni, e Anghelopoulos dovette rinunciare a lavorare in presa diretta, a causa del continuo battere a morto delle campane e del vociare del popolo che si era fatto coinvolgere dal vescovo.
Il film fu terminato solo quando intervenne la polizia a proteggere la troupe e ad allontanare la gente.
Rimasero sui muri scritte infamanti, la più pittoresca e esplicita fu " Anghediabulus".
Theo Anghelopoulos uscì provato da quella esperienza in Macedonia, terra da lei amata e prescelta per precedenti suoi film tra i migliori della sua carriera, da "Viaggio a Citera" (1984) a "Il volo" (1986) e al bellissimo "Paesaggio nella nebbia" (1988).
"Il passo sospeso della cicogna" si avvale, oltre alla superlativa presenza di Mastroianni, della collaborazione alla sceneggiatura dello scrittore Tonino Guerra, che Anghelopoulos aveva già sperimentato in "Paesaggio nella nebbia".
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