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In mezzo scorre il fiume

Regia di Robert Redford vedi scheda film

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La recensione su In mezzo scorre il fiume

di Lina
6 stelle

Film convenzionale e patinato che tratto dal romanzo autobiografico di Norman Maclean, deve molto alle proprie doti illustrative: splendida fotografia molto ben curata, riprese ed inquadrature impeccabili delle suggestive paesaggistiche del Montana ed un'ottima e scrupolosa ricostruzione degli ambienti naturali degli Stati Uniti d'America degli anni venti e trenta.

Robert Redford se la cava bene dietro la macchina da presa soprattutto per quanto concerne l'aspetto estetico di questa sua terza opera e regala uno show visivo e contemplativo della natura e delle tematiche religiose che ricorda vagamente, o forse sarebbe più appropriato dire che s'ispira, allo stile di Terrence Malick (che all'epoca già si faceva notare con "La rabbia giovane" e "I giorni del cielo").

La trama che narra le vicende di due fratelli molto diversi (uno serio e con la testa sulle spalle e l'altro libertino ed un po' irresponsabile) figli di un pastore presbiteriano che li ha educati rigorosamente facendoli coltivare per anni il culto della pesca con la mosca - qui mostrata come metafora dell'arte, dello sport, della religione stessa e soprattutto come il vero soggetto che dà l'incipit vitale a fatti, eventi e situazioni che li ruotano sempre tutti attorno - è interessante, all'occorrenza piuttosto commovente, ricca di sentimenti, di riflessioni e di poeticismo, ma è sviluppata con eccessiva lentezza, con scontata sensibilità e con un tocco di furbizia mentre affronta con mirata grazia e delicatezza, mescolandoli in uno stesso scenario, argomenti come il razzismo, il rapporto spesso complesso dell'uomo con la propria famiglia, ma anche con Dio e con la natura che riscopre accorgendosi di quanto abbia da offrire e che Philippe Rousselot riuscì ad immortalare con grande fascinazione in questa pellicola che non per nulla gli fruttò l'Oscar.

Adeguata la colonna sonora ed il cast che per attirare l'attenzione si avvalse puntando molto su di un Brad Pitt all'epoca in stato di grazia e già sex symbol acclamato che interpretò con intensità il personaggio solitario di Paul (fratello minore di Norman).

Un film in definitiva decente e ben fatto, seppur lontano dall'esser un capolavoro anche se a Redford la classe non è mai mancata.

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