Regia di Beau J. Davis vedi scheda film
Combat movie alla Bruno Mattei in versione americana, con Werner Pochath (nei panni di uno dei due cattivi) a fare da collegamento tra le nostre produzioni e questa. L'austriaco, che morirà quattro anni dopo per Aids senza più tornare a lavorare al cinema, aveva appena terminato di girare Nato per Combattere diretto dal regista romano.
Il grosso limite della produzione sudafricana è il soggetto dello sconosciuto David A. Frank (non firmerà altri copioni) che sembra emulare Fragasso senza alcuna inventiva. Un inventore di una tecnologia laser avanzata (lo spaesato e invecchiato Ernest Borgnine, curiosamente pure lui proveniente da un film di Mattei, ma il meno conosciuto Marius) viene rapito da un commando di mercenari al soldo dei sovietici. Curiosamente ci troviamo in un territorio africano manovrato dai regimi comunisti (!?) in cui si trovano persino miliziani cubani (e non siamo in Angola). La sceneggiatura viene sviluppata, da un altro sconosciuto al debutto, con un taglio ironico sulla scia di operazioni quali Commando e con un apertura che rimanda ai credits di Cobra. Molteplici i vuoti narrativi, con un montaggio che grida vendetta cucendo sequenze scollegate che vedono persino presunti nemici materializzarsi senza motivo, per conto autonomo, nel bel mezzo del deserto sparando all'impazzata contro i "nostri".
Brandon Lee, sì proprio lui, pare a suo agio in questa operazione di serie Z e tiene leggermente, ma poco poco, a galla l'operazione. Si salvano la regia (molto ispirata e divertita) e le scenografie africane. BJ Davis, un lungo passato da stunt coordinator e da stuntman, sa come fare spettacolo e si scatana sul versante action. Le sue inquadrature optano per continui primi piani, ma abbondano anche camera car ed esplosioni.
In definitiva è un home video dal soggetto minimalista e tutt'altro che inventivo. Si lascia vedere grazie a una regia più che sufficiente e alle scenografie esotiche.
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