Regia di Billy Wilder vedi scheda film
1927, Charles Lindbergh è un pilota aereo del servizio postale; il suo sogno è vincere un sostanzioso premio messo in palio per chi raggiungerà Parigi, da New York, in un solo volo. Trovato il finanziatore del viaggio, parte: la trasvolata atlantica durerà un giorno e mezzo, ma avrà esito positivo.
Per i primi quaranta minuti è un film - che può piacere o meno - vero e proprio: Lindbergh/Stewart deve trovare il finanziatore dell'impresa e ci sono azione, dialoghi, personaggi curiosi, sviluppi interessanti. Poi, una volta decollato il pilota solitario, la pellicola procede per circa un’ora e venti di assoluta noia: Stewart ai comandi dell'apparecchio, nella sua piccola cabina, che parla da solo mentre attraversa l'oceano Atlantico. Non basta qualche flashback qua e là a ridare vitalità a una pellicola sostanzialmente moscia. Per fortuna, viene da pensare, Billy Wilder ci risparmia tutte e 34 le ore di viaggio, riassumendocele in poco più d'una: la situazione si fa insomma dura da sostenere sia per il protagonista, sospeso nel vuoto sopra l’infinito oceano Atlantico, che per lo spettatore, che fin dalla didascalia iniziale (fosse totalmente all’oscuro delle gesta di Lindbergh) viene avvertito del lieto fina – o, per meglio dire, spoilerato brutalmente. Non mancano, nella prima parte, la buona costruzione dei personaggi e un intreccio accurato, ma purtroppo le qualità positive del film non durano che per un terzo della sua lunghezza. James Stewart, inutile dirlo, è un ottimo protagonista; la sceneggiatura di Wendell Mayes e del regista riprende con veridicità le epiche vicende dell'aviatore americano partendo dalla sua autobiografia. Ed è un palese inno al sogno americano e all’eroismo a stelle e strisce, con finale esasperatamente rivolto in tale direzione. Fra i film di Wilder L’aquila solitaria è senza dubbio fra i meno riusciti. 4,5/10.
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