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Ruby in paradiso

Regia di Victor Nunez vedi scheda film

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La recensione su Ruby in paradiso

di FilmTv Rivista
6 stelle

Victor Nunez (da parte di padre) è mezzo peruviano, ma è nato proprio in Florida e in Florida è tornato ad abitare all'inizio degli anni ’90, stanco di confrontarsi inutilmente con l'industria del cinema di Los Angeles. Come i primi due film di Nunez (Gal Young 'Un del '79 e A Flesh of Green dell'85), anche Ruby in paradiso è girato praticamente "sotto casa", a Panama City, una delle tante cittadine balneari della Florida, a un centinaio di chilometri da Tallahassee (dove vive Nunez). E, come quei film, anche Ruby in paradiso è circolato con successo in svariati festival, da New York, a Chicago, a Cannes, al Sundance di Park City, dove ha vinto nel '93 il Gran Premio della Giuria. Un piccolo film intimista, capace di raccontare con misura e tenerezza la storia senza storia di una ragazza del Tennessee, Ruby, che arriva in auto a Panama City durante la stagione morta, e decide di fermarsi. Fa la commessa in un emporio per turisti, diventa amica dell'altra commessa, ha un paio di fidanzati, viene licenziata per una ripicca cattiva e riassunta, scrive un diario. Poi, arriva la bella stagione, l'emporio si riempie, si anima; la vita va avanti. Tutto con un tono piano, senza scosse, con una bella attenzione precisa al paesaggio, con un occhio acuto per gli interni (spesso sgranati da una fotografia povera, quasi amatoriale), e un dialogo (tra coppie, amici e colleghi) che ha le esitazioni, la naturalezza e la casualità della vita normale, persino nelle brevi frasi carpite al diario di Ruby. Gli attori sono bravi anche se sconosciuti, e la regia li accompagna con discrezione. Come mai in Italia non sappiamo fare dei film così? Piccoli ma ben fatti, seri ma senza presunzioni, quieti ma non lenti? Vedendo i film a basso budget della produzione indipendente americana più recente (che pure non attraversa un momento magico) viene sempre in mente che, comunque, gli americani hanno il cinema nel sangue e negli occhi e sono comunque capaci di riflettere una realtà che ci sembra più naturale di quella riprodotta dal 90% della produzione italiana.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 32 del 1994

Autore: Emanuela Martini

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