Regia di Tinto Brass vedi scheda film
Le principali rivoluzioni e guerre del Novecento ripercorse attraverso materiale filmato d'archivio.
Subito di seguito al fulminante esordio con Chi lavora è perduto (1963), Tinto Brass assembla questo film di montaggio ispirato al tema della rivoluzione, che prende il titolo da un canto patriottico d'oltralpe, appunto 'ça ira' (cioè 'si farà': compare sia sui titoli di testa che su quelli di coda), che parla della rivoluzione francese. E' l'occasione per sfoggiare un commento di Giancarlo Fusco a tinte provocatorie e a tratti perfino sarcastiche, improntato a un'analisi sociopolitica schietta e non troppo ottimistica e letto dalle voci di Tino Buazzelli, Enrico Maria Salerno e Sandra Milo (il produttore non a caso è suo marito, Mors Ergas). Brass, ben lontano ancora dal cinema erotico, nostalgico e privo di particolari morali che segnerà la sua futura carriera nell'immaginario collettivo, si occupa personalmente del montaggio del materiale, chiudendo il film con la prossima rivoluzione in arrivo, cioè quella del popolo nero. Previsione non difficile, certo, ma comunque azzeccata. Non sempre si evitano i toni pesanti e morbosi del mondo movie, ma sostanzialmente il film risulta più politico che spettacolare. Il successivo lungometraggio del regista sarà Il disco volante, con Alberto Sordi e Silvana Mangano. 3,5/10.
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