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Vincitori e vinti

Regia di Stanley Kramer vedi scheda film

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La recensione su Vincitori e vinti

di barabbovich
10 stelle

Stanley Kramer firma un capolavoro assoluto sulla banalità del male, mostrando quattro giudici alla sbarra asserviti all'applicazione di leggi del tutto inique quanto brutali, che portarono all'istituzione dei campi di concentramento (scioccanti le immagini di repertorio). Si tratta di un cinema di parola condito con dialoghi di qualità sopraffina.

Nel 1948, a Norimberga (Germania occidentale), si tenne il processo ai gerarchi nazisti che si resero responsabili di irraccontabili crimini contro l'umanità. A partire da un soggetto di Abby Mann, il film è la ricostruzione romanzata di quella vicenda, nella quale quattro magistrati tedeschi devono essere giudicati da un tribunale presieduto da un modesto, umile, quanto irreprensibile giudice della provincia americana (Tracy), che la vedova (Dietrich) di un gerarca nazista sta cercando di abbindolare. Nonostante la difesa tetragona e il tentativo dei vertici militari americani di accomodare la sentenza secondo le ragioni di stato, dettate soprattutto dalle incombenti necessità del ponte aereo con Berlino, il giudice non si lascerà intimidire.
Stanley Kramer firma un capolavoro assoluto sulla banalità del male, mostrando quattro giudici alla sbarra asserviti all'applicazione di leggi del tutto inique quanto brutali, che portarono all'istituzione dei campi di concentramento (scioccanti le immagini di repertorio). Si tratta di un cinema di parola condito con dialoghi di qualità sopraffina, che restituisce tutta la complessità della vicenda giudiziaria in tre ore che scorrono d'un fiato. Un cinema che deve molto anche al magnifico bianco e nero di una campione della fotografia come Ernest Laszlo, giocato su un efficacissimo lavoro sui primi piani e impreziosito dalle impeccabili ricostruzioni degli esterni, nei quali sono ambientate le scene che interrompono l'avvicendarsi dei fatti nell'aula di tribunale. Una menzione a parte la merita un cast stellare nel quale Spencer Tracy, Burt Lancaster e un Montgomery Clift diventato quasi irriconoscibile dopo il terribile incidente d'auto di qualche anno prima gareggiano in bravura. Ma il premio Oscar lo vinse Maximilian Schell, che gigioneggia per tutto il tempo nella parte di un avvocato tanto arrogante quanto odioso. Il film ebbe anche una seconda, meritatissima statuetta: quella per la migliore sceneggiatura.

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