Regia di Michael Caton-Jones vedi scheda film
La difficile crescita umana di un adolescente: sua madre, mezzo svampita, si è risposata con un tipo violento e la vita nella profonda provincia americana non sembra offrirgli nessuna prospettiva, almeno fino a quando non si metterà in testa di ottenere una borsa di studio per un prestigioso college. Lo sceneggiatore Robert Getchell in pratica ricicla il suo copione di Alice non abita più qui, solo spostando l’attenzione dalla madre al figlio. La storia è vera (è quella del futuro scrittore Tobias Wolff) ma sembra inventata, a tal punto è didascalica nella sua esemplarità (ulteriormente sottolineata dal titolo italiano): l’affermazione di un singolo che può contare solo sulle proprie forze, l’ambientazione in un periodo pieno di speranze come i tardi anni ’50 e i primi ’60 (non manca un accenno alla campagna elettorale di Kennedy), la cultura come mezzo per riscattarsi. Interessante il rapporto che si crea fra il protagonista e un compagno di scuola omosessuale, che viene emarginato dagli altri ragazzi e che lui impara a rispettare. De Niro ha forse il ruolo più carognesco della sua carriera: brutale, astioso e infine patetico; ma il giovanissimo DiCaprio gli tiene testa con bravura.
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