Regia di Nicholas Ray vedi scheda film
Non proprio l'ultima pellicola diretta da Nicholas Ray,perchè nel 1976 girò un'ultimo film caduto pressochè nel dimenticatoio,ma un kolossal cui l'autore di "Gioventù bruciata" sfuggì quasi al termine della lavorazione,"55 giorni a Pechino" è ambientato nel 1900,ponendo al centro della storia la rivolta dei Boxer,che mise in seria crisi ogni diplomatico straniero presente nella capitale cinese,che venne dipinta come ignominiosa,ma a conti fatti non era che una sommossa contro gli invasori di altri paesi sul proprio territorio.Tra l'uomo di Stato David Niven,ambasciatore inglese,e l'ufficiale americano Charlton Heston scocca un'alleanza forzata che si tramuta in amicizia via via che l'assedio degli occidentali si fa più duro:riuscito a livello spettacolare,musicato imperiosamente da Dimitri Tiomkin e ben fotografato,il filmone si ingolfa narrativamente,abbozza una retorica imperialista che gli fa perdere simpatia,e giustifica il ripristino con la forza dei conquistatori come una qualsiasi riscossa vista sul grande schermo.La mano di Ray si nota nella cura degli sfondi,nell'eleganza della messinscena,ma al film fa difetto una lunghezza elefantiaca,molto in vigore all'epoca,per realizzare i film costosi e di ambientazione storica,e l'ideologia filo-occidentale,senza se e senza ma,che lo percorre.Non il miglior film di un autore a parte,intenso e capace di immagini splendide.
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