Regia di John Frankenheimer vedi scheda film
Se dovessi scegliere le icone degli anni '80, a Ronald Reagan, alla Thatcher e ai falsi di Modigliani affiancherei la faccia di Roy Scheider. È l'emblema del declino di Hollywood, l'espressione del vantaggio che in quegli anni l'estetica del corpo cominciò ad accumulare sull'(est)etica del talento. In quel decennio per il protagonista di film come Tuono blu o Una lama nel buio i copioni arrivavano uno dietro l'altro, a dispetto della sua totale incapacità recitativa. In 52: gioca o muori, al fianco dell'ex eroe de Lo squalo troviamo un'altra espressione del laboratorio tassidermista di Hollywood come Ann-Margret, ex bonazza ormai non più di primissimo pelo che in Italia si conquistò anche qualche parte di primo piano a fianco di Gassman in film come Il tigre e Il profeta.
Nel lungometraggio tratto dal romanzo di Elmore Leonard i due sono una coppia tanto ricca quanto scoppiata che viene presa di mira da un terzetto di bislacchi malviventi. Scheider ha una tresca con una ballerina di un locale a luci rosse. I malviventi lo filmano e prima minacciano di rivelare tutto alla moglie, la quale è in procinto di candidarsi in politica, poi uccidono la ragazza con l'arma dell'uomo e le sue impronte stampate sopra. Lui reagisce secondo il principio del "divide et impera", con finale scontatissimo.
John Frankenheimer è un po' il Lucio Fulci del cinema americano: vorrebbe essere una via di mezzo tra Schlesinger e Scorsese, ma il suo rimane un cinema genuinamente rozzo, dove ogni effetto speciale è visibile come nel prestigiatore alle prime armi, i piani di ripresa sono scontati e le scene più torbide e truculente manifestano quella quota di dilettantismo che ne riduce puntualmente l'impatto. Se dunque l'armamentario di riferimento del cineasta americano è ormai palese e scoperto, rimane il mistero di dove la produzione abbia reclutato Gary Chang, il musicista che ha composto la colonna sonora del film. Si mormora che sia un parente del salumiere sotto casa.
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