Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Uno scienziato dedito allo studio del teletrasporto, incappa in un banale incidente che gli cambia la vita: mischia il suo DNA con quello di una mosca, con evidenti conseguenze fisiche, ma soprattutto psichiche.
È tutta qui la trama de “La mosca”. Materiale che potrebbe apparire insufficiente per dare alla luce un film interessante, ma che nelle mani del talentuoso David Cronenberg diventa un prodotto intenso ed appassionante. Il film riprende il plot già visto in “L’esperimento del dotto r K”, penultimo film della carriera di Kurt Neumann, prodotto nel 1958, anche se la versione di Cronenberg è evidentemente in accoglimento dei nuovi principi horror, tipici degli anni ’70 e ’80, in cui il corpo ed i suoi mutamenti rappresentano i fondamenti del genere, ed in cui Cronenberg si conferma maestro. Nonostante sia il primo film del regista girato per una major (il finanziatore è Mel Brooks), il suo stile rimane autentico come nella maggior parte dei precedenti lavori “indipendenti”. Il budget maggiore non influisce su scenografia o fotografia, che rimangono al solito blande ed anonime; tuttavia lo sforzo maggiore si materializza sugli effetti speciali curatissimi, oltretutto avvalorati dal modo in cui Cronenberg li propina: repentini e crudi.
“La mosca” è un film che da fantasy diventa lentamente un horror in piena regola (un classico film rientrante nel filone dei body-horror), decisamente controindicato per gli stomaci deboli. Il personaggio di Brundlemosca, ideato da Chris Walas, fisicamente deve molto al John Merrick di “The elephant man” e filosoficamente a Kafka e le sue “Metamorfosi”, anche se per ambientazione, pulsioni ed espressività a tratti ricorda vagamente il “Gobbo di Notre Dame” ideato da Victor Hugo. Piccolo cult del genere, a ragion veduta, con un finale struggente e memorabile.
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