Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film
Call Me by Your Name è un film languido ed intenso sullo sbocciare di un sentimento, ma anche sulla poesia della giovinezza, quando tutto è nuovo ed un numero indefinito di possibili percorsi si apre davanti a te. Questa storia di un amore estivo e della crescita di un adolescente è tutta atmosfera, tono rarefatto e sfumature.
Avevo amato molto il romanzo di André Aciman sullo sbocciare del desiderio e della passione di un diciassettenne ed un giovane ricercatore universitario americani in vacanza sulla riviera ligure durante un’estate italiana degli anni 80, e devo dare merito a Luca Guadagnino di aver saputo rendergli giustizia sul grande schermo. La storia, i personaggi, il cast e la produzione sono internazionali, ma il tocco di un regista italiano ci evita le trite rappresentazioni stereotipate e da cartolina del nostro Paese e ci restituisce invece un ritratto autentico dell’Italia di un’estate di trent’anni fa, pur trasportando l’ambientazione in una villa di campagna nella Pianura Padana.
Chiamami col tuo nome (2017): Armie Hammer, Timothée Chalamet
Il suo "Call Me by Your Name", sceneggiato da James Ivory, è un film emozionante e straziante sul primo amore, ma anche sulla poesia della giovinezza, quando tutto è nuovo ed un numero indefinito di possibili percorsi si apre davanti a te. Questa storia d'amore e di crescita è tutta atmosfera, tono e sfumatura. Sapori, colori e paesaggi del Nord Italia anni 80 si susseguono a ritmi languidi e studiatamente lenti. Sì, alcune cose accadono, ma, per la maggior parte, questo è un film su un tempo, un luogo e una storia d'amore.
Chiamami col tuo nome (2017): Armie Hammer, Timothée Chalamet
Guadagnino ed Ivory sanno infondere un tono rarefatto e piacevolmente estenuante all’esplorazione delle dinamiche tra i due protagonisti che si avvicinano a poco a poco, in cerchi sempre più stretti, in un momento che viene espanso dalle scelte narrative, ma che è in realtà fugace, come quella singola estate del loro incontro. Da questo languido incedere il film sa far scaturire tutta la bellezza che è elemento centrale in questa storia: quelle delle antiche statue che riaffiorano dalle acque del Lago di Garda, quella del corpo muscoloso di Oliver (Armie Hammer) ammirato mentre gioca a pallavolo, quella della natura e dei borghi di un’Italia realistica ma magica, quella della musica e della letteratura che riempiono le esistenze del milieu intellettuale, quella della giovinezza di Elio (Timothée Chalamet) e del suo desiderio puro e prepotente.
Parte fondamentale nella ricostruzione dell’atmosfera la gioca anche la colonna sonora di brani ricercati dell’epoca, a cui si aggiunge l’inedita ipnotica “Visions of Gideon” di Sufjan Stevens sull’intenso finale.
Chiamami col tuo nome (2017): Timothée Chalamet
Guadagnino azzecca in pieno anche il cast: se Armie Hammer cattura perfettamente il fascino sicuro di sé di un giovane dalla mente brillante e dalla fisicità attraente e Michael Stuhlbarg tratteggia un padre empatico e lungimirante, la performance più emozionante appartiene a Timothée Chalamet: il suo ritratto di adolescente, pieno di inesperienza e confusione, amore e rabbia, gioia e crepacuore, è stupefacente fino all’intensità del primo piano finale.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta