Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film
Un film che accarezza soave l'emotività.
Di storie d'amore brutalmente interrotte dalle vie della vita ne sono passate sullo schermo a decine, ma quella messa in scena da Luca Guadagnino perfezionando col montatore Walter Fasano la sceneggiatura vincitrice dell'Oscar firmata da un colosso come James Ivory a riduzione del toccante romanzo di André Aciman merita tutta l'attenzione possibile, non soltanto in quanto bandiera di un rapporto sentimentale svincolato dal bigottismo (la famiglia dell'adolescente protagonista non è per niente scandalizzata dalla sua esperienza gay), ma più in generale per lo sguardo delicato di Guadagnino di fronte alle pulsioni giovanili e all'accensione del desiderio: la scena (già cult) in cui Elio (Timothée Chalamet) si masturba con la polpa di una pesca è percorsa, infatti, da leggiadra naturalezza e non affatto da sfacciataggine o trasgressione, al pari del segmento della notte di sesso di Elio con Oliver (Armie Hammer). L'erotismo suadente, l'arsura e la lentezza dell'agosto cremasco, la struggente verità del discorso del padre (Michael Stuhlbarg) al figlio e della coda con la macchina da presa che cattura il volto del giovane mentre riporta la mente all'estate: un film che accarezza soave l'emotività, malgrado gli agganci al contesto politico italiano dell'epoca, indici di quanto Guadagnino adori la Nouvelle Vague e Bernardo Bertolucci, siano nel complesso pleonastici.
Bellissime musiche di Sufjan Stevens, con una canzone (Mystery of Love) nominata dall'Academy.
BUON film (7) — Bollino VERDE
VISTO al CINEMA
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