Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film
Chi non ha mai avuto uno zainetto dell’Invicta giallo e blu alzi la mano? Chi non ha mai indossato giorno e notte un Walkman anche a letto? Chi non conosce le poesie di Antonia Pozzi?
Enigma di un pomeriggio d'autunno dove l'anima non ha sesso.
Chi non ha mai avuto uno zainetto dell’Invicta giallo e blu alzi la mano?
Chi non ha mai indossato giorno e notte un Walkman anche a letto?
Chi non conosce le poesie di Antonia Pozzi?
Con queste tre apparenti banali domande si insinua il film più intelligente dell’anno di Luca Guadagnino, già candidato all’Oscar, che gli auguriamo di riuscire a posizionare in bella vista sulla mensola più visibile di camera sua. Ma anche in salotto va bene.
Girato tra Crema, Pandino, Lodi, la bassa milanese con quel fascino delabre’ di muri di mattoni sdruciti, banchi di nebbia sospesi come respiri, vegetazione estiva lussuriosa, ribelle e non domata, a volte immobile sotto una coltre di neve, a volte movimentata da frutteti rigogliosi di pesche e albicocche, si staglia una storia d’amore non convenzionale, srotolata in luoghi ameni, con ampi spazi di quel territorio neutro che è una villa seicentesca.
Quasi onirico, senza tempo, metafisico secondo il filosofo Andronico da Rodi. O come può divenirlo una natura morta di Morandi. Un abbaglio di luce di Turner. O l'enigma di un pomeriggio d'autunno, manifesto di Giorgio de Chirico.
I have loved you for the last time
Visions of Gideon, Visions of Gideon,Visions of Gideon
And I have kissed you for the last time
Visions of Gideon, Visions of Gideon
Anche la musica è quasi un personaggio; da Sufjan Stevens a Sakamoto, da JS Bach a Loredana Bertè il caleidoscopio musicale è tanto potente e utile a far assaporare meglio le immagini. Per non parlare poi della divinità che si è occupata del montaggio; olistico e unico, fluido e pulito come i ruscelli e i fiumi in cui si immergono spesso i protagonisti.
Immagini d’arte, scultura, archeologia costellano il film, assaporando un’Italia anni '80, nostalgica e più umana. Andata.
In queste atmosfere languide, calde e estive si sviluppano attrazioni giovanili e poesia dei gesti; quelli di una bellissima madre per il figlio Elio (ottimamente interpretato da Timothée Chalamet) ragazzo sensibile, creativo, amante della musica, pianista, intellettuale, profondo e sessualmente confuso.
Quelli di Elio per Oliver (Armie Hammer) una sorta di amorevole divinità greca, (come le statue di Prassitele, Skopas o Lisippo che riemergono dall'acqua, efebe e tornite) reincarnata in uno studente di dottorato ventiquattrenne che arriva ospite in villa per 6 settimane.
Sia in quelli verbali (gesti) di un padre che rende libera la propria creatura senza giudizi sterili e inutili nel poter amare e usare il proprio corpo quando e con chi vuole, che troviamo nel commovente, illuminato discorso finale.
Un capolavoro anche e solo quello.
Invece di pieghe e risvolti di questo spessore, ce ne sono moltissimi nel film: nostalgici, sessual - erotici, artistici. Spunti che divengono cemento dell'Italia e della sua grandezza che fu: romantica e libera, affettuosa e colta.
Un miraggio!
Come la potenza silenziosa di questo eccelso e imperdibile film.
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