Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film
Prassitele, chi era costui?
Son strani, gli americani... Anche gli italiani, per carità, non dico. Ma cosa gli sia piaciuto agli americani di questo film, io, per capirlo, devo sforzarmi un po’.
E allora, gli spaghetti? Va bene. Le meraviglie naturali del territorio? Ok. L’arte, la cultura? Il nome della domestica “Mafalda”, che gli suona così esoticamente bene anche grazie alle reminescenze dei fumetti argentini? Le mutande da spiaggia? La lunga disquisizione sulla parola “Albicocca” della quale forse molti americani avranno pensato essere io nome un mafioso degli anni ’60 (tale “Al Bicocca”, come già pensavano di “Al Bano”)? Tutte quelle voci franco/italo/americano, accentate random in americo/franco/italico, che si mischiano tra loro in una Babele che fa tutt’uno con Sodoma e Gomorra? Quella corporalità ostentata in maniera nauseante, incurante, eccetto solo per i due protagonisti, della mancanza di qualsiasi pur minima capacità attoriale di tutti i suddetti corpi di ogni genere e specie? O forse son state quelle buffe automobili di un tempo, o quei manifesti elettorali vintage del Psi, del Pri, DiccìPiccì che nunteregghepiù?
Non lo so, forse mi sono sforzato troppo. E non ho capito niente lo stesso, nemmeno di chi accidenti fosse Prassitele. E come avranno fatto all’Academy (“God solo sait”) ad assorbire il colpo dell’uso del termine “Prassitele”, se non riservandosi, dopo la proiezione, di scoprire forse qualcosa cercando nell’Enciclopedia Omnia dei Vini da Dessert (sai che delusione, poveri...)
Per carità, l’ignorante sono io. Ma, personalmente, del cinema ho tutta un’altra idea rispetto a quella del noiosissimo Guadagnino.
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