Regia di Lise Akoka, Romane Gueret vedi scheda film
Piccolo corto di 400 colpi al femminile nell'estremo nord della Francia, dove il sogno del cinema è un miraggio parigino che accarezza le vite di chi non è così ingenuo da cedere facilmente alle sue lusinghe, ma che riesce a rinnovarne, con gli occhi piangenti di mascara gocciolante, le tenere illusioni che si confondono con la vita.
Angélique è bella, incazzosa e con la testa sulle spalle. Quando le offrono un provino per la realizzazione di un film, la sua vita e quella della sua numerosa famiglia alla periferia di Valenciennes sembra ad una svolta. La telefonata che le annuncia di non essere stata scelta però, sembra lasciarla indifferente al contrario del fratello Eddhy che già sognava vacanze parigine e comparsate televisive.
La classe non è acqua
I sogni di gloria di una nouvelle Bardot du banlieu, nel raconto metacinematografico di un film con un'attrice presa dalla strada che recita la potenziale attrice presa dalla strada di un film che finisce per prendere altre strade. La fine dell'innocenza è un appuntamento imprescindibile di ogni adolescenza, anche per chi si è fatta una corazza spessa e dura a forza di ristrettezze familiari e la totale mancanza di qualunque prospettiva, vivendo di reality televisivi fuori campo e scritte di insulti a caratteri cubitali ben inquadrate sui muri dei vicini. Piccolo corto di 400 colpi al femminile nell'estremo nord della Francia, dove il sogno del cinema è un miraggio parigino che accarezza le vite di chi non è così ingenuo (il fratello Eddhy) da cedere facilmente alle sue lusinghe, ma che riesce a rinnovarne, con gli occhi piangenti di mascara gocciolante, le tenere illusioni che si confondono con la vita. Camera a mano e montaggio veloce, stacchi in primo piano di struggente verità sono gli spunti ficcanti di uno spaccato sociale marginale e problematico molto frequentato dal cinema francese; ma lo fa così, senza compiacimenti, senza ambizioni di denuncia, senza orpelli lirici. Una finta docufiction sui luoghi che da sempre il cinema ama frequentare, tanto per vedere se da quelle parti, dove le scuole si chiamano Chasse royale e che diede i natali al re dei Capetingi, magari si può trovare una faccia interessante da consacrare al culto immortale della settima arte.
Bellissimo il primo piano finale sulla faccia desolata di Eddhy Dupont, un Antoine Doinel un po' in sovrappeso che nemmeno la sorella, una Angélique Gernez diva in erba dalla classe regale e dal cuore di pietra, riusciranno mai a consolare.
Ventimila soli euro di spesa totale e Premio Illy alla Quarantottesima Quinzaine des Réalisatures del Sessantanovesimo Festival di Cannes Duemilasedici.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta