Regia di Georges Lautner vedi scheda film
Francis Veber, autore di esilaranti film con Gerard Depardieu e Pierre Richard, si fa le ossa accanto all'artigiano Georges Lautner.
Sulle prime, il tono tra il serio e il faceto mi ha lasciato un po' perplesso, perché non capivo il prodotto che avevo davanti. Invece, poi, il film mi ha convinto: buon ritmo, dialoghi salaci, qualche venatura di umorismo, attori affiatati, e un'aria di originalità e non convenzionalità che pervade ogni cosa.
In generale si può notare la presenza di due vene abbastanza diverse, di cui non si fa fatica a risalire alla paternità: quella di Georges Lautner, piuttosto cinica e acidula, e quella di Francis Veber (coautore della sceneggiatura), cioè l'umorismo che scaturisce da situazioni serie che assumono pieghe paradossali. Il futuro regista ne avrebbe dato ampia prova nei film con Depardieu e Richard.
Devo rilevare che, quanto a cinismo, in certi passi si viaggia veramente sul filo del rasoio, cioè sul limite superato il quale si avrebbe proprio un film cinico. Con i morti ammazzati, infatti, bisogna stare molto attenti a scherzarci sopra. Però il regista qui fa l'equilibrista senza cadere. Prende solo uno spigolo vero e proprio: la ragazza morta che si brucia sotto la lampada abbronzante. Questa andava sicuramente evitata.
Tuttavia, il film tiene l'attenzione e diverte. Persino il bambino capriccioso finisce per essere simpatico, mentre l'improvvisato terzetto di impostori alla fine si ritrova ad essere una famiglia ben impostata.
L'ambientazione in una Nizza autunnale e non turistica è una scelta vincente. Purtroppo abbiamo perso lo stampo di queste semi-commedie, con un po' di azione e l'umorismo sottile, che si nutre proprio del fatto che gli attori recitano da seri (anche se in situazioni paradossali).
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