Regia di Dino Risi vedi scheda film
La commedia (all')italiana comincia ad affrontare la senilità da par suo, denunciando - per mettere in ridicolo - i principali luoghi comuni e malesseri della terza età: qui un bravissimo Tognazzi (addirittura irresistibile nella scena in cui imita Totò) incarna lo stereotipo della star in declino fisico e ormai dimenticata dal pubblico, che per giunta si innamora di una ragazza poco più che maggiorenne e, chiaramente, più furba di lui. Risi ha 62 anni, Tognazzi 56 e queste sono le prima avvisaglie di una svolta piuttosto drastica nei contenuti e nei toni del cinema 'leggero' nostrano: Monicelli aveva già (1975) affrontato il terrore della vecchiaia e della morte in Amici miei, ma da qui in avanti sarà sempre più tempo per un cinema cupo ed involuto nelle proprie ansie, nei presagi (e negli scongiuri relativi) della decadenza. Solo per citare alcune opere dello stesso Risi: Fantasma d'amore (1981), Tolgo il disturbo (1990), Vita coi figli (ancora 1990 e anche qui con la tematica dell'amore fra due persone di larghissima differenza d'età). Al di là di questa considerazione sui contenuti, la storia di Maccari-Risi appare non molto fantasiosa e si salva solo per il grande mestiere di regista e protagonista; della giovane Muti si può dire solamente che l'ottima direzione di Risi riesce a limitare i danni sufficientemente, per lo meno abbastanza da non farla neppure sfigurare. Riccardo Billi in un ruolo minore, comparsata di Ennio Antonelli (bancarellaro che sferra un pugno nello stomaco a Tognazzi); musiche di Riz Ortolani e fotografia di Tonino Delli Colli. Un film 'malincomico', intriso di angoscia, ma profondamente ancorato agli standard della commedia: il metodo solitamente utilizzato da Risi per raccontarci il nostro Paese e la nostra vita. La satira sulle tv private (siamo nel 1978!) è a dir poco profetica, mostruosamente in anticipo sul regime fascio-pubblicitario in arrivo (per capire quanto il film è avanti con i tempi, si tenga presente che Craxi non aveva neppure cominciato a farsi corrompere con decine di miliardi per legiferare a vantaggio del corruttore Berlusconi!). 5/10.
Ugo, attore comico sulla sessantina, vive ormai dimenticato in un pensionato; qui arriva una nuova e giovane cameriera, che Ugo corteggia in maniera serrata. Si convince di poterne fare una soubrette e di rilanciare così la sua stessa carriera; la ragazza cede improvvisamente alle sue avances. La porta a Roma ad un provino tv, ma...
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A me invece questo film è sempre piaciuto proprio perché è il ponte tra vecchi tempi(l'avanspettacolo) e i tempi moderni, rappresentati purtroppo anche dalla comparsa delle tv private, come hai accennato... un saluto
Va riconosciuto che questa tipologia di 'ponte', come giustamente definisci, è messa in scena pressochè unicamente qui e in Ginger e Fred di Fellini (per quanto riguarda il cinema nostrano). Però non va nemmeno dimenticato che fra avanspettacolo e tv private ci sono stati Tognazzi, Risi, Totò e in generale la grande commedia italiana: e questo Primo amore ne è un prodotto decadente. Ciao, grazie del commento! Miguel
Infatti secondo me Risi usa l'avanspettacolo come metafora della fine della commedia all'italiana come a dire: "Ha fatto la sua stessa fine"...
“ La satira sulle tv private (siamo nel 1978!) è a dir poco profetica, mostruosamente in anticipo sul regime fascio-pubblicitario in arrivo (per capire quanto il film è avanti con i tempi, si tenga presente che Craxi non aveva neppure cominciato a farsi corrompere con decine di miliardi per legiferare a vantaggio del corruttore Berlusconi!) “ —>> SONO PIENAMENTE D’ACCORDO!!
Per il resto il film mi è piaciuto.
Sono d'accordo sulla recensione. Purtroppo non è un film che ti aspetti dalla coppia Risi-Tognazzi, comunque malgrado i limiti si può vedere. Ciao
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