Regia di Sergio Leone vedi scheda film
C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA....ma cosa?
Oggi ho rivisto per l'ennesima volta il film (ma è solo un film?) di Sergio Leone, del quale in tutto questo tempo non ho mai avuto il coraggio (o provato ad averlo) di scriverci una qualsiasi riga. E sapete perché? Avevo mal di testa...mal di testa a pensare di trovare per forza un senso che andasse oltre alla (sublime) messa in scena (fotografia, musiche, interpretazioni, regia, etc...) se le parole di quel senso fossero solo inpostate sulla trama (che, a conti fatti, poteva parlare di qualunque cosa) o sul fatto che dovesse per forza averne uno solo perché una qualche commissione l'avesse giudicato un film immortale (io, personalmente, sono riuscito a giudicare immortali anche film di registi solitamente giudicati pessimi) finendo per considerarlo per forza bello solo per il nome del regista (che, per fortuna di tutti, ha iniziato dal cinema di genere).
Tratto dal romanzo "Mano armata" (ma, per quel che ne riguarda il senso finale poteva essere tratto da qualunque testo sulla solitudine di un uomo, pure dal "Casanova"), c'è questo David, detto Noodles, ragazzo di città, che scappa da New York perché alcuni ex collaboratori vogliono farlo fuori. Come mai? Cos'è successo? Passano 30nni e l'uomo ritorna, dopo l'avviso di una missiva che lo minacciava di morte. Ritrova un vecchio amico, che già da allora gestiva il ristorante, sede della banda criminale, l'unico/l'ultimo che all'epoca lo aveva aiutato a fuggire rischiando la vita e riaffiorano i ricordi del passato (complici le visite al Cimitero Ebraico) mentre le notizie televisive parlano di attentati al politicante senatore Bailey, del quale si sente molto parlare ma che nessuno ha visto in volto. C'entrerà questo Bailey col passato di Noodles?
Narrazione thriller (alternanza passato/presente e viceversa + misteri a non finire) per un lavoro il quale difetto più grande è di essere troppo bello visivamente per essere seguito e capito come meritava.
Lo spettatore è continuamente stordito dalla magnificenza delle immagini (fotografia perfetta, musiche ammalianti, pure il macabro e la gran quantita di sesso e violenza invece di disgustare affascinano e il film si può benissimo inserire nella lista dell'enfatizzazione della rappresentazione dell'orrore) da non comprendere o cercare la spiegazione del senso del titolo, C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA, che ci viene invece fornita da continue frasi, ammiccamenti e situazioni.
Questi protagonisti commettono fin dalla giovane età ogni sorta di nefandezza mentre qualcuno di loro si chiede, facendosi scrupoli, se tradirebbe l'amico per costruire il proprio impero personale ("Bisogna scegliere di stare con i migliori", risposta "Un giorno potrebbero chiedere a me di uccidere te. Se a te la cosa sta bene, a me no!").
Che cosa C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA? Ma l'America stessa, la cui Storia, culminata diventando una Superpotenza (un Impero del Crimine?), è stata costruita con la violenza e l'inganno e dietro qualunque avvenimento si nascondeva la mano mafiosa (come ben evidenziato nella lunga parte delle lotte sindacali ma anche nella rivelazione politica finale riguardante il Senatore) e chiunque si è fatto degli scrupoli ha finito per essere una pedina perdente in questo grande gioco ma vincente con se stesso (stando ben attento a non spoilerarvi nulla devo citare però la sequenza finale dove David si nasconde nella fumeria d'oppio e sorride al Mondo. Forse tutta la Storia futura è stata un'illusione e il ragazzo è contento che lui e i suoi amici sono ancora tutti insieme e non è successo niente? La scena può avere mille significati, mi piace pensare che uno possa essere che la coscienza, l'amore, l'amicizia e gli scrupoli sono la vera vittoria personale col quale uno può rinunciare anche a potere, denaro e successo se il prezzo è la distruzione di questi valori e qua posso citare anche il fatto che la storia d'amore tra David e Deborah sia finita per la ricerca di ambizione di lei, che cercava la carriera artistica a tutti i costi, superiore o uguale alla violenza sessuale da parte di lui che preso dalla bramosia di possessione nei confronti della ragazza, ideologia dettata dalla legge di potere tipica della mafia, si è giocato con uno stupro, con un atto sessuale veloce quindi privo anche di piacere, l'unica cosa che in tutto questo tempo aveva davvero significato qualcosa per lui fin da bambino, la donna che più aveva amato).
Ridicolo considerarlo un semplice poliziesco e altrettanto accostarne la visione al PADRINO di Coppola (io l'ho considero moralmente più vicino ad ARANCIA MECCANICA).
Trovo azzeccata la programmazione televisiva a pochi giorni dal discusso LA GRANDE BELLEZZA, in fondo sono due facce della stessa medaglia: il film di Sorrentino, se letto come sorta di sequel de LA DOLCE VITA, può parlare di un'Italia (non)costruita in tutti questi anni sul sonno e la superficialità che bloccano lo sviluppo del paese (utilizzando la bassezza dei reality-spazzatura e politici clown) mentre il film di Leone un'America dove l'apparenza è democrazia e aiuto agli altri e la sostanza sia che il prezzo che il Mondo deve pagare è la sottomissione a questa (CIA forever!) e C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA può benissimo essere il prequel del SALVATORE GIULIANO di Francesco Rosi che iniziava, appunto, sui traffici mafiosi (contrabbando) di alcuni ufficiali statunitensi nel meridione italiano salvato.
Questo è, soprattutto, il motivo per cui ritengo che C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA debba essere considerato un capolavoro, tutto il resto (la messa in scena cioè fotografia, musica, interpretazioni, etc...) è si artistico ma nel contesto sbagliato (dove manca un senso al film, ma non è questo caso!) sarebbe solo apparenza...
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