Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Eppure sicuramente Scorsese non aveva la minima intenzione di offendere la sensibilità cristiana e dei credenti in genere, non è mai stato nel suo stile, anzi trovo che anche in questa pellicola si riesce a scorgere la passionalità e carnalità tipica della sua lunga produzione, che ha toccato anche nell’occasione di Kundun l’argomento spirituale.
Mi rendo conto che sono tanti i buoni film, che all’uscita ebbero un buon successo ed eventualmente provocarono molte discussioni, e che poi nel corso degli anni sono spariti dall’attenzione degli appassionati e soprattutto dai palinsesti televisivi, ma il caso di questa magnifica opera di Scorsese è davvero eclatante. Le furenti polemiche che suscitò il film a causa della spropositata reazione degli ambienti religiosi ne limitò la diffusione sul momento (oltre ai notevoli danni economici per una ritardata partenza delle riprese) ma ha continuato ad accompagnarlo anche in seguito e tuttora, incredibilmente, lo potremmo aggiungere alla lunga lista dei belli e invisibili. Per godere della sua visione insomma non resta che comprarlo in versione home video o scaricarlo illegalmente, come fosse un film messo all’indice. Eppure sicuramente Scorsese non aveva la minima intenzione di offendere la sensibilità cristiana e dei credenti in genere, non è mai stato nel suo stile, anzi trovo che anche in questa pellicola si riesce a scorgere la passionalità e carnalità tipica della sua lunga produzione, che ha toccato anche nell’occasione di Kundun l’argomento spirituale. Dirò di più: tanti suoi personaggi estremi, diretta derivazione della stirpe italo-americana, portano in seno un sentimento di devozione religiosa (non propriamente osservante e praticante) a dimostrazione dell’eterna lotta intima tra il bene e il male, tra l’attività (illecita) che svolgono e il senso religioso tramandato dai loro ascendenti. Scorsese non ha fatto altro che trasportare questo dibattimento interno all’uomo verso l’Uomo, verso Colui che le Scritture ufficiali ci mostrano divino e poco umano, solo al massimo tentato - e vincitore - dal principe del Male. Scorsese ha dato il suo contributo portando in equilibrio la bilancia tra il piatto dello spirito e quello della carne, tra l’aspetto divino e quello umano. Nel bellissimo Gesù, interpretato da uno dei migliori Willem Dafoe che io abbia mai visto, questo dibattito – una vera battaglia – è portato ad altissimi livelli, ad una lotta durissima, fattasi ancor più violenta dal momento che l’angelo custode che gli si affianca nei momenti più difficili, quando l’Uomo ha più bisogno di conforto, coincide con la fiammeggiante figura di Satana.
In realtà tutti i personaggi più importanti della Storia sono in equilibrio e nello stesso tempo in una stabilità precaria. Gesù deve continuamente convivere con la determinazione di portare a termine il grande compito che gli è stato affidato dal Padre e la voglia di godere delle facili ed effimere tentazioni offerte dalla vita ordinaria e terrena.
Giuda, altra bella figura venuta fuori sia dal romanzo da cui è tratto il film sia dalla mano del regista, è anche qui disegnato come un convinto e coraggioso discepolo, quasi superiore al predestinato Pietro, tanto è un personaggio di carattere. Addirittura Giuda si ribella alla inaspettata richiesta del suo Maestro di essere tradito proprio da lui, giudicando troppo crudele e ingiusto ciò che gli si sta chiedendo di fare.
Anche la Maddalena ha i suoi problemi di coscienza: abituata e alienata alla sua attività di meritrice, viene scossa dalle parole di amore e generosità di questo strano falegname nazareno e se prima lo tenta offrendo i suoi servizi, dopo ne rimane affascinata e lo segue.
Più di tutti, a soffrire per portare a compimento la sua missione è ovviamente il Cristo, continuamente tentato di mollare tutto, fino a chiedere, come tutte le Sacre Scritture riportano, nell’Orto del Getsemani nella notte che precede il terribile inizio della sua Passione, se sia poi così necessario il suo patimento e il suo estremo sacrificio. L’atto conclusivo della sua donazione coincide nel film al momento più spiazzante e più umano della vicenda. Prima di spirare sulla croce, attrezzo di tortura e condanna che ha costruito tante volte per i Romani nella sua attività artigianale, ecco che Egli immagina il suo altrove, la sua vita alternativa. Scende dalla croce e si incammina verso una vita terrena fatta da vicende umane e terrene: si sposa con la donna che gli ha mostrato affetto, Maddalena, ha dei figli e invecchia, smentendo in una occasione le parole del predicatore di cui nella vita da messia aveva guarito dalla cecità e che ora si fa chiamare Paolo e che lo aveva riconosciuto. Ma è un semplice sogno, oppure un chimerico desiderio, un’alternativa impossibile. Gesù invece è ancora lì, sulla croce, con i polsi e i piedi trafitti, nudo e morente, che chiede al Padre di essere accolto degnamente, mentre Maddalena è solo ai piedi del legno, non nella loro irrealizzabile casa, assieme alla madre Maria e alle altre donne piangenti.
La Storia ha seguito il suo inarrestabile corso e anche Martin Scorsese ce la ha raccontata come tanti altri, solo andando in parallelo con le fantasie umane e comuni che può avere un uomo qualunque. In non pochi momenti sovviene il magnifico testo che viene cantato nell’immortale musical Jesus Christ Superstar. E’ dunque sacrilego raccontare questi risvolti? E’ blasfemo parlare di Gesù uomo e pieno di tentazioni? Ognuno di noi può rispondere come crede giusto, ma almeno che il film non venga boicottato, perché comunque siamo nel caso di una grande opera narrativa cinematografica, un film dove la recitazione e la regia meritano di essere assolutamente gustate, dove Willem Dafoe dà una grandissima prestazione e (non l’avrei mai pensato prima) presta un viso adattissimo al ruolo. Davvero una performance convincente. Bravissimo e memorabile la presenza di Harvey Keitel: un perfetto Giuda. Interessante anche il cameo di David Bowie nel ruolo di Ponzio Pilato. Da ammirare anche la cura della scenografia, dell’ambientazione e dei costumi. La passionalità della regia tipicamente scorsesiana è semplicemente il tocco di grazia.
Qui sotto la presenza di David Bowie nel ruolo di Ponzio Pilato
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