Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
«Dopo aver visionato il film "L'ultima tentazione di Cristo", si conferma che esso è inaccettabile e moralmente offensivo. La figura di Gesù è infatti radicalmente falsificata, anche con un artificio cinematografico improponibile nei suoi contenuti.
Il film pertanto non merita di essere visto, merita solo il silenzio riservato alla mediocrità e alla vergogna.
Per chi crede che Gesù è il Figlio di Dio e l'uomo senza peccato, e anche per chi riconosce l'altezza della sua umanità, dare attenzione a questo film è contraddire alle proprie convinzioni, oltre che prestarsi ad un'operazione commerciale che umilia chi l'ha compiuta.
L'unico dato che resta è la forza della persona di Gesù, che pone anche oggi la domanda decisiva per la nostra esistenza. Solo essa ha potuto, per contrasto, dare risonanza anche a questo film ambiguo e volgare.» (Comunicato della Presidenza della CEI, 7 settembre 1988)
Eppure, questo è uno dei film che ha cercato di indagare più profondamente il mistero di Cristo e quindi della religione cristiana nel suo complesso. Evidentemente, la Chiesa Cattolica del 1988 (ma chissà se le cose sono davvero cambiate) e con lei tutti i fondamentalismi religiosi cristiani, pretendeva che Gesù non fosse oggetto di indagine e che la sua figura venisse accettata per come essa l'ha sempre raccontata, anche scegliendo accuratamente le fonti da considerare affidabili e scartando quelle che narravano di episodi e personaggi che non fossero conformi con la cosiddetta verità rivelata.
Basandosi sul romanzo di Kazantzakis e sulla sceneggiatura di Schrader, Scorsese racconta un Cristo diviso (con intento dispregiativo, ma non allontanandosi troppo dalla realtà, qualcuno, probabilmente Fernaldo Di Giammatteo, lo definì schizofrenico), soprattutto tra la propria natura divina e quella umana, ma anche indeciso, almeno inizialmente, su chi fosse a chiamarlo alla missione di Messia, se il Dio degli Ebrei oppure Satana, il Nemico. Ma indeciso anche sul come esplicare la missione che si sente affidata, se combattere contro i Romani oppressori per la liberazione del popolo eletto, come vorrebbero Giuda e gli Zeloti, ovvero offrirsi quale agnello di Dio come sacrificio per redimere l'umanità peccatrice al cospetto dell'Altissimo. Gesù è inoltre "tentato" dall'amore per la Maddalena (con la quale ha avuto una storia nel passato, prima che ella dovesse iniziare a prostituirsi) e spaventato dalle sofferenze fisiche e psichiche che lo attendono sulla via del sacrificio per la salvezza dell'umanità. Con le conoscenze della cultura novecentesca, si potrebbe parlare di un Cristo nevrotico, continuamente influenzabile da parte dei discepoli: Giuda lo taccia di vigliacco, quando esita a prendere l'iniziativa nei confronti dei romani; egli stesso non riesce ad opporre valide obiezioni al comportamento mistificatorio di Saulo/Paolo, il quale, pur venuto a conoscenza del vero destino di Gesù, disceso dalla croce, continua a propagandarne la figura di Messia e salvatore (in questo modo incarnando alla perfezione il comportamento della Chiesa cristiana fin dai suoi esordi); si lascia, infine, convincere dagli stessi discepoli - Giuda e Pietro primi fra tutti - che a spingerlo ad abbandonare il Golgota non è stato un angelo, ma Satana sotto mentite spoglie.
In questo modo, Scorsese, cattolico penitente - così come avevano fatto l'ortodosso Kazantzakis nel romanzo e il calvinista Schrader nella sceneggiatura - parla di sé stesso, dei suoi dubbi, dei suoi tormenti, ma anche dei suoi peccati e dei suoi pentimenti (l'aveva fatto fin dai suoi esordi, quanto meno da Mean Streets, in italiano sottotitolato "Domenica in chiesa, lunedì all'inferno"), per una redenzione e una salvezza che possono arrivare anche all'ultimo momento, dopo l'ultima, suprema, tentazione. Un po' come accade, per l'appunto, al cinema.
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