Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Una figura sofferente e fragile.Scarno ed umanissimo il Willem Dafoe che incarna il Cristo.E' una figura lontana dall'agiografia dei sandaloni anni 50 in stile Hollywoodiano.E' la "nemesi" dei "Jesus" da grande schermo,colmi di aura santificata e retorici nell'incedere e parlare.Zeffirelli o George Stevens ne hanno ritratto le gesta in ridondanti cast o in esercizi edulcorati per la TV.Poi verra' il Cristo martoriato e spellato dell'oltranzista cattolico Mel Gibson.Il Cristo "Scorsesiano" è invece lontano da questi "cloni" cinematografici,è una figura sensibile,tormentato dal dubbio e pervaso dai tumulti della carne.Dall'opera di Kazantakis Martin Scorsese parla di spiritualita',ampliando il suo canone registico ne trae materia controversa per i benpensanti.Forme di cinema geniali e votate al talento,ripercorrono la Galilea di duemila anni fa.Il Gesu' del buon Martin è creatura inquieta,piu' vicina a prostitute e peccatori che al disegno divino.La mano di Scorsese è dolorosa,ricostruisce nei piani sequenza e in primi piani tormenti d'animo e incontri diabolici.A tratti è disturbante assistere al martirio di un uomo dal destino segnato.Il tocco pero' è delicato,sfiora il manierismo,sopratutto nella rappresentazione dell'incontro col demonio.Fiamme,animali feroci,voci sibilline,Scorsese sfrutta anche l'immaginario collettivo,nel dar forma alle sembianze demoniache.Facendolo s'affida ad un genio visionario,che completa la scena,uscendo dai canoni edulcorati e rendendo forte l'impatto con lo spettatore.La potenza filmica oltre nella regia risiede nella sceneggiatura di Paul Schrader.Compatto e magnetico lo script si abbina ad una regia vicina ai personaggi.Enormi e superlativi Willem Dafoe,Harvey Keitel,e sopratutto la Hershey,misteriosa e ambigua Maddalena.La centralita' è tutta nei passaggi fedeli ai vangeli,la regia diviene consona ai luoghi del Marocco scelti come location.Insegue e ammonisce i protagonisti,non fa sconti, è cruda,toccante e coinvolgente.E' curioso seguire le azioni del Cristo di Scorsese,giacche' egli è figlio prediletto dal divino, ma segue le orme dell' animo votato alla vita.L'impronta personale di Scorsese è evincente e si respira fortemente.In ogni angolo e anfratto di terra giudaica,ci si allontana dall'agiografia,si entra con forza e nevroticamente nella legge personale di un uomo.L'ambiguita' regna sovrana e i tentacoli del peccato avvinghiano l'animo di Gesu'.I dettami della famiglia e una parvenza di "normalita'",avvicinano a noi il Cristo "tentato".E' giocoforza che le polemiche caddero a grappoli per questo film.Un ampia fetta di conservatori giudicarono blasfema l'opera.Credo invece che bisogna distaccarsi dai facili moralismi,guardare il film per quello che è,un urlo alla vita,un legame coi sogni e i desideri.Scorsese sfruttando le righe di Kazantakis ci offre un quadro simbolico della "normalita'" che penetra nell'onta del divino.Lontano dalle polemiche bacchettone il Cristo "Scorsesiano" si avvicina al Gesu' "Laico" di Pasolini.Ci emoziona e tocca il vedere una vita "parallela",un onta di desiderio lontano dai vangeli da noi conosciuti.Non vedo blasfemia e oltranzismo nell'opera di Scorsese,ma una sorta di progressismo laico ed umanissimo.Non si sa se il Gesu' "normale" è frutto d'un sogno o desiderio,o sia accaduto davvero.Pero' il Gesu' umano e "padre di famiglia" è una figura piu' poetica ed "evangelica" rispetto alle figurine irradiate di luce o straziate di sangue viste sul grande schermo.......Il Cristo " Scorsesiano" va visto e valutato attentamente,perchè ci pone di fronte a quesiti e riflessioni sull'umano e il divino "scissi" dinanzi a noi ma "uniti nell'ombra".......
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