Regia di Sergio Leone vedi scheda film
Voto 10/10 Non sono uno dei maggiori specialisti di Sergio Leone ma, come già mi accadde con la maestosa saga criminale di "C'era una volta in America", è difficile non vedere la maestria registica con cui è stato realizzato questo "C'era una volta il West ", ideale canto del cigno del genere. La regia di Leone viene definita dagli americani "operatic" che si può tradurre con "operistica", e il riferimento alla musica lirica è corretto. Qui abbiamo a che fare con una grande saga western di tonalità epica e mitologica che si pone come una splendida summa dei topoi del western classico, con molti riferimenti a film importanti del genere come "Sentieri selvaggi", "Johnny Guitar", "Shane" e "Mezzogiorno di fuoco". La tipica dilatazione temporale della regia e della drammaturgia leoniana produce esiti affascinanti fin dalla sequenza d'apertura, passata negli annali, ma il film colpisce soprattutto per la bellezza delle composizioni figurative che si avvalgono anche del mitico paesaggio della Monument Valley di John Ford, per una colonna sonora stratosferica di Morricone che prevede un diverso tema musicale per ognuno dei quattro protagonisti, e per il vigoroso contributo del cast. Il tema di Jill Mac Bain accompagnato dalla voce di Edda Dell'Orso è pura poesia sonora che si accompagna alla poesia delle immagini con risultati mozzafiato in molte sequenze, e in particolare nel finale: il personaggio interpretato dalla Cardinale ne viene continuamente nobilitato e circondato da un'aura leggendaria, ma alla sua buona riuscita contribuisce anche la sensibile performance dell'attrice, ingiustamente sottovalutata in altre occasioni. Henry Fonda interpreta un killer malvagio di grande spessore, con un'interpretazione memorabile, ma sono efficaci anche Charles Bronson come Armonica e Jason Robards nel ruolo quasi comico di Cheyenne; fra i caratteristi il migliore è senz'altro Gabriele Ferzetti nel ruolo del paralitico Morton. Il duello risolutivo nel finale dura un paio di secondi, ma tutto quello che lo precede, compreso il flashback che spiega il segreto di Armonica, è costruito con una perizia narrativa e un'attenzione al dettaglio che strappano l'applauso. Purtroppo incompreso alla sua uscita, in particolare dalla miope critica italiana, è un western in un certo qual modo "di sinistra" che evidenzia la spietatezza del progresso capitalistico, a cui contribuirono in sede di scrittura Bernardo Bertolucci e Dario Argento, ma che rimane una delle pellicole più originali e belle del western tout-court.
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