Regia di Ivan Passer vedi scheda film
J. è un tossicodipendente separato dalla moglie e, insieme a un amico nero, si inventa ogni espediente per procurarsi la dose quotidiana; ogni tanto un boss gli affida qualche incarico pericoloso, e due sbirri vorrebbero farglielo incastrare. Ripetitiva la parte sulla droga, con il nostro che si fa fregare continuamente, al massimo originando episodi buffoneschi (es. quando si rifugia in una boutique in vestaglia e ne esce in abito con il cartellino del prezzo appeso); va un po’ meglio la parte sentimentale, grazie soprattutto a una Karen Black deliziosamente pazzoide; su entrambi i versanti siamo comunque ben al di sotto di un titolo capitale come il coevo Panico a Needle Park. Il giovane De Niro ha una particina da poliziotto; Paula Prentiss, il cui nome compare in bella vista sulla locandina, si vede solo per pochi minuti. Il sarcastico titolo originale Born to win è il tatuaggio che J. ha sul braccio; quello italiano risente della moda logorroica imperante nei primi anni ’70. A proposito dell'edizione italiana, oltretutto tagliata, segnalo un caso patologico di traduzione creativa: la canzone Ballad in C, composta e cantata dalla Black, nell’originale suona “That is me singing with the wind to you / that’s me looking from above / that is me whispering with the wings to you / that’s me remembering our love” (secondo i sottotitoli “Sono io che canto nel vento per te / sono io che ti guardo dall’alto / sono io che sussurro con le ali per te / sono io che ricordo il nostro amore”); la versione doppiata è invece “Sono io che canto d’inverno / ricordando l’estate che fu / sono io che singhiozzo d’inverno / quell’estate non torna mai più”.
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