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Il mio uomo è una canaglia

Regia di Ivan Passer vedi scheda film

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Ted_Bundy1979

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La recensione su Il mio uomo è una canaglia

di Ted_Bundy1979
8 stelle

Grande, pessimista, disperato, cupo e lancinante film americano dell'esule cecoslovacco Ivan Passer, non meno dotato del coetaneo e "compagno di fuga" Milos Forman, su ciò che potrebbe essere una sorta di "altra faccia della medaglia" delle retate nei bar di drogati dei bassifondi, da parte dei poliziotti della narcotici che vediamo all'inizio di "Un Braccio violento della legge", nella fredda e livida New York coeva per ambientazione e "piglio documentaristico". 

Come per Owen Roizman, anche qui la fotografia di Richard Kratina e Jack Priestley è infatti eccellente, uno dei ritratti più realistici ed emozionanti dagli accenti polizieschi e neri, tra le migliaia girati in questa città che è ''essa stessa il cinema", in quegli anni come sempre.

George Segal grandissimo nella parte del tossicodipendente protagonista, adattissimo per il ruolo con quella sua aria da irresistibile "sfigato", "nato perdente'' come dice il suo tatuaggio sul braccio(e ovviamente tutto il contrario per carriera e vita), di cui era l'impersonificazione perfetta nel grande cinema degli anni '70.

Piccola parte per Robert De Niro(il film venne distribuito nuovamente dopo il suo grande successo, con risalto sui manifesti da protagonista quale non è)come uno della coppia di spietati e senza scrupoli poliziotti della narcotici, che perseguitano Segal.

Tante belle parti per attori latini dal buon futuro, Hector Elizondo, Alex Colon, Josè Perez, ecc. Eccezionale come sempre e dal sessappiglio stordente, una Karen Black nel suo momento all'apice del nuovo cinema americano. Burt Young in una delle sue primissime apparizioni, divertito e silente scagnozzo, quando era già un affermato attore e scrittore teatrale off Broadway, e come De Niro, aveva studiato con Stella Adler.

Tanti i momenti e le osservazioni tra il farsesco e il dramma, la beffa e lo sberleffo, ma tragico, elogiativo degli esclusi ed emarginati, da subito disincantato e disilluso per la società spietata americana a capitalismo mercantilista di ogni cosa e persona; cifra narrativa ed espressiva dello stile picaresco di Passer, anche nei suoi precedenti film in Cecoslovacchia, ma che poi saprà rinnovare in alcuni altri e degni di menzione film americani, successivi.

 

 

Ted_Bundy1979

 

 

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