Regia di Duccio Tessari vedi scheda film
L'ultimo lavoro di Duccio Tessari per il grande schermo è in realtà già fortemente indirizzato verso il piccolo: luci, scene, musiche, la stessa facilità e piattezza con cui la trama si sviluppa dimostrano (oltre a un budget limitato) che l'obiettivo è quello più ampio possibile: famiglie, bambini, un pubblico che non sta cercando altro che intrattenimento senza alcun sottinteso intellettuale. Non che il film sia sciocco, intendiamoci: semplicemente la sceneggiatura (Marcello Coscia, Mahnahen Velasco, Ennio De Concini, Tessari stesso) riduce in maniera stilizzata situazioni e personaggi, utilizza un linguaggio povero e privo di qualsivoglia accenno di volgarità ed è platealmente costruita attorno a un lieto fine inevitabile. Come una sorta di fiaba anticapitalista, ma fin troppo grossolana, con l'unico effetto speciale (oltre alla presenza di Totò Cascio, il piccolo co-protagonista di Nuovo cinema Paradiso, di Tornatore, uscito pochi mesi prima) rappresentato da una mandria di cani allo sbaraglio che 'recitano' alcuni divertenti sketch. Sensazionale un'idea: quella di far intonare (con latrati intonati in studio, chiaramente) il Va pensiero ai cani; tutto il resto è però ai livelli di una qualsiasi mostra-concorso di animali ammaestrati. Peter Ustinov, Jean-Claude Brialy, Delphine Forest (emergente grazie al ruolo televisivo, di pochissimi mesi precedente, di Lucia Mondella nei Promessi sposi di Nocita) completano la parte 'alta' dei nomi in cartellone. Un lavoro onestissimo, ma comunque fortemente limitato. 4/10.
Un uomo eredita un castello pieno di cani; una società ricchissima tenta di sottrargli la preziosa proprietà, ma un cavillo legale salverà la situazione.
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