Regia di Karel Reisz vedi scheda film
Con qualche difficoltà sono finalmente riuscito a reperire questa pellicola che, se da un lato ha riportato sempre ottime recensioni da parte della critica, dall'altro non vede una degna diffusione per farla conoscere al pubblico. In ogni caso partiamo dal protagonista, il recentemente scomparso James Caan. Sebbene sempre ricordato nel memorabile ruolo di Sonny Corleone de Il padrino, o del ladro di Strade violente, o del sequestrato scrittore di Misery non deve morire, con questo film, l'attore ci regala una delle sue grandi interpretazioni, definendo infatti un personaggio ricchissimo di contraddizioni: un professore di filosofia, dunque una persona anche colta e ben inserito nel suo ambiente, ma con il demone del gioco che lo consuma e che ne contamina ogni aspetto della vita. Il titolo originale, più esplificativo in questo caso, "The Gambler" definisce a 360° cioè che il protagonista rappresenta: un giocatore che mette a repentaglio relazioni, reputazione, amicizie pur di riuscire a continuare nella sua estenuante partita. Poco importa che si tratti di una partita di basket (in cui si cimenta persino personalmente), di corse dei cavalli, del tavolo verde: il giocatore deve tentare la sorte in ogni momento. Angosciante per il pubblico vedere l'irrazionalità delle mosse del protagonista, che anche una volta vinto quanto gli servirebbe per pagarsi abbondantementi i debiti, subito ricomincia a tentare la sorte. Atlrettanto straziante è la sequenza che vede il protagonista far ritirare alla propria madre tutti i suoi risparmi per pagare i debiti accumulati ed evitare al figlio delle ritorsioni (speranze peraltro prontamente disattese). Emblematico il messaggio finale: da una parte il giocatore per salvarsi coinvolgerà uno dei suoi studenti in una partita di basket truccata, rendendosi quindi responsabile di una sorta di "contaminazione" nei confronti di un giovane che si presume, presto sarebbe divenuto una pedina della malavita; al contempo il finale nel quartiere malfamato dove il protagonista rimedia uno sfregio, sembra l'ultimo atto (autodistruttivo) per una persona che vuole in qualche modo espiare le proprie colpe.
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