Regia di Alessandro Blasetti vedi scheda film
Altri tempi è un lavoro dal titolo programmatico, manifesto di un certo tipo di cinema che lentamente sta spegnendosi, nel 1952, sorpassato da neorealismo, commedie rosa e primi timidi tentativi di commedia di costume; a dirla tutta, è una superproduzione che forse addirittura costituisce anacronisticamente l'ultimo grande film dell'anteguerra (seconda mondiale). Nettamente fuoritempo, insomma, Blasetti allestisce queste (poco) oltre due ore di pellicola in cui si alternano otto episodi otto tesi a dimostrare quanto 'si stava meglio quando si stava peggio', cogliendo fior da fiore nella letteratura italiana del secolo precedente e illustrandola con cura calligrafica e, purtroppo, nessuna vera passione (alla maniera dei telefoni bianchi e del cinema di regime, sostanzialmente: uno sguardo all'indietro e partecipazione emotiva azzerata). Così come gli autori dei racconti sono grandi firme, da Pirandello a Camillo Boito, da Scarfoglio al De Amicis di Cuore, allo stesso modo troviamo nomi strepitosi nel cast e nel corposissimo elenco degli sceneggiatori, capeggiati dal regista e da Suso Cecchi D'Amico (fra gli altri: Brancati, Continenza, Biancoli, Brunello Rondi, Luigi Filippo D'Amico). Nel novero degli attori rientrano invece - sempre scegliendo in ordine sparso i volti più noti - Arnoldo Foà, Vittorio Caprioli, Vittorio De Sica, Paolo Stoppa, Aldo Fabrizi, Rina Morelli, Folco Lulli, Mario Riva, Andrea Checchi, Amedeo Nazzari, Gina Lollobrigida e Galeazzo Benti: come si può rapidamente constatare, i presupposti per il 'colossal all'italiana' ci sono tutti; eppure l'opera nasce già di sua natura vecchia e i racconti dalla morale perbenista che la compongono sono oramai quanto di più lontano da un cinema che si sta occupando da una decade di ricostruzione, sopravvivenza, fame, morte, cronaca di un Paese che guarda al passato con orrore e al futuro con speranza. E' per questi fondamentali motivi che pare sprecato lo sfoggio di tanti e tali nomi, compresi quelli di Carlo Montuori e Gabor Pogany (fotografia), Mario Serandrei (montaggio) e Alessandro Cicognini (musiche). 5/10.
Un venditore di riviste e libri si rende conto di quanto siano frivole le pubblicazioni odierne sfogliando vecchie opere di Scarfoglio, De Amicis, Pirandello, Boito e altri.
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