Regia di Ben Young vedi scheda film
Quando si parla di cinema australiano, bisogna sempre avere una considerazione speciale. Il Cinema che proviene da laggiù è raro, ma sopperisce alla quantità con la qualità. "Hounds Of Love", guarda caso, non smentisce il mio teorema: film forte, duro, con tre attori in stato di grazia. Ben Young se lo scrive e se lo dirige, esordendo sulla lunga distanza e dimostrando che sa benissimo come fare Cinema: sono infatti le riprese, l'uso sapiente della tecnica della "slow motion" (eccezionale la sequenza d'apertura), a dare il punto decisivo a una storia altrimenti un po' troppo rimasticata. Siamo a Perth, nell'ovest dell'immenso territorio australiano, nel 1987, e una coppia di svitati dà la caccia a ragazzine adolescenti, le adesca a fini sessuali e le seppellisce nella foresta vicina. Nulla, quindi, di nuovo, ma Young si tiene alla larga dalle facilonerie del genere e dalla violenza fisica gratuita. Non mostra nulla che non sia necessario mostrare e lascia al fuori campo le parti morbose, costruendo, invece, una tensione costante, pulsante, dove l'alchimia dei due adulti, bravissimi, costruisce nel conflitto delle loro psicologie deviate, un'atmosfera perennemente malata, claustrofobica. Eccezionale anche Ashleigh Cummings, la ragazzina vittima delle loro perversioni, in un ruolo complicatissimo, dove sarebbe stato un niente finire a recitare sopra le righe. Bel premio, per lei, a Venezia 2016. "Hounds Of Love" non è, ribadisco, una ventata di novità nel genere, ma è un prodotto che, non c'è niente da fare, non arriva dagli Stati Uniti, che l'avrebbero ridotto ad una farsa porno slasher, ma ha la sicurezza e l'accuratezza di una terra cinematografica fra le più belle al mondo. Non accettate passaggi dagli sconosciuti, comunque, che è una vecchia regola, non solo nel mondo del Cinema: in Australia pare che vi salgano in macchina senza problemi, soprattutto se sono giovani e carine. Vado a prenotare l'aereo.
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