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La stanza delle meraviglie

Regia di Todd Haynes vedi scheda film

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La recensione su La stanza delle meraviglie

di diomede917
7 stelle

Il punto di partenza dell'ultimo film di Todd Haynes è la Graphic Novel di Brian Selznick "La stanza delle meraviglie". Qui, l'autore di Hugo Cabret è anche sceneggiatore e Todd Haynes si mette al mero servizio della storia sbizzarrendosi in salti stilistici degni della sua bravura.
Come per Hugo Cabret, l'infanzia e l'elaborazione dei traumi che questa può comportare sono al centro di questa storia che può ...essere considerata una favola che attraversa il tempo e lo spazio e che ha in New York il vero palcoscenico per essere raccontata.
I protagonisti sono Ben e Rose due dodicenni che vivono rispettivamente nel 1977 e nel 1927. Pur essendo diversi molti sono i punti che li accomunano.
Entrambi sono sordi e trovano nel silenzio la loro zona di protezione ma negli occhi tutto il loro modo di comunicare; entrambi cercano un loro posto nel mondo dopo il trauma familiare (Ben non conosce il padre e la madre è appena morta, Rose è quasi rifiutata dai propri genitori dopo il loro divorzio); entrambi cercano a New York le risposte alle tante domande che la vita pone loro davanti.
Come detto prima Haynes decide di raccontare le due storie con un incastro temporale caratterizzato da due stili ben definiti che omaggiano non poco sia il cinema che la musica di quei anni.
Se gli anni 70 puntano molto su David Bowie e un ambientazione da primo Scorsese, gli anni 20 sono un omaggio al cinema muto e risaltano la bellissima faccia espressiva di Millicent Simmonds.
E New York è sempre lei. Truffaldina e affascinante depositaria di milioni di storie tutte da raccontare.
Che cambia seguendo il passo dei tempi ma che rimane uguale a se stessa.
Che è sofisticata e fredda nel bianco e nero anni 20 ma anche ribelle e smarrita negli anni 70.
La stanza delle meraviglie è un film sulla famiglia e la ricerca delle sue radici. È la commovente ricerca di amore nonostante gli handicap che ci fanno da muro.
Su tutti a fare da collante tra le due storie e chiudere il cerchio della vita c'è Julienne Moore.
Bravissima a recitare per tutto il film solo con gli occhi trasferendoci tormenti e commozione che pervadono tutto il film.
Gli amanti del regista potranno storcere il naso per un film decisamente lontano dalle tematiche care a Heynes, ma onestamente quando vedi come ha sintetizzato negli ultimi 20 minuti tutte le tessere del mosaico che ha sparso nell'arco del film allora tanto di cappello per chi riesce ancora ad emozionarci tanto anche con poco.
Voto 7+

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