Regia di Raúl Arévalo vedi scheda film
Curro sta per uscire dopo 8 anni di carcere per essere stato l'autista di una banda che ha effettuato una sanguinosa rapina in una gioielleria. Ad attenderlo c'è Ana, la sua donna di sempre che gli ha dato nel frattempo anche un bambino grazie alle liberali concessioni delle carceri iberiche. Ma Ana da qualche tempo è confusa nonché fortemente distratta da un uomo che frequenta il bar del fratello....
Non faccio spoiler, ma chi ha inventato il titolo di questo film dovrebbe essere citato in giudizio dall'associazione italiana anti-spoilerismo !
Scherzi a parte, qui non siamo in Kill Bill, anche se la divisione in capitoli lo farebbe un po' supporre.
No, qui il clima è molto più sobrio, con riferimenti che vanno dal noir al thriller psicologico, mentre la storia si svela un poco alla volta grazie a qualche flashback o a qualche videotape guardato apparentemente per caso. E così viene fuori il nodo della storia, legato alla rabbia che da emozione impulsiva del momento, si sedimenta e connota per sempre l'intera esistenza del protagonista; è una storia in cui si parla del concetto di (em)pietà e si realizza che gli esseri umani sono tutti uguali, con la stessa fame di violenza, sia che siano i carnefici che le vittime.
Arevalo, alla sua prima regia, per fare da sfondo alla storia e rimarcarla utilizza una periferia madrilena degradata, quella che difficilmente il turista va a visitare, e la campagna bruciata dal sole attraversata da strade polverose e senza traffico, mentre il viaggio serve a modificare per sempre i rapporti di forza fra i vari personaggi.
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