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Il prigioniero coreano

Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film

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La recensione su Il prigioniero coreano

di Antisistema
8 stelle

Il cinema della Sud-Corea nel nuovo millennio è venuto alla ribalta internazionale grazie a delle pellicole ricche di originalità sia nello stile che nella sostanza, riuscendo ad entrare sempre più nel cuore dei cinefili di tutto il mondo nonostante le indubbie difficoltà dovute ad una cultura totalmente estranea a quella occidentale, eppure ugualmente degna di rispetto e colma di storia, nonchè tradizione alle spalle. Il nome più famoso per ora è quello di Bong, regista che oramai è sulla bocca di tutti e alla portata di ogni cinefilo che vuole fare il finto alternativo ma in realtà si dimostra solo un "borghesuccio" ideologizzato visto che il vero genio registico provieniente dalla Sud Corea è sicuramente Kim-Ki Duk, un cineasta attivo dalla fine degli anni 90' e che ha sempre dovuto lottare con le unghie e con i denti per realizzare i suoi film che in patria sono stati sempre scarsamente considerati da un pubblico ottuso, il quale ha sempre enormemente faticato nell'entrare in sintonia con il suo cinema, sicuramente meno facile e piacione rispetto a quello di Bong, ma più incisivo, metaforico, astratto e sopratutto etereo. 

Dei suoi lavori di quest'ultimo decennio se ne sono lette di cotte e di crude, indubbiamente il suo cinema è calato un pò di qualità rispetto alla prima parte degli anni 2000 dove ci aveva regalato due capolavori assoluti come Ferro 3 - La Casa Vuota (2004) e Primavera, Estate, Autunno, Inverno... e ancora Primavera (2003), roba che comunque Bong e Park se li sognano la notte, eppure nonostante qualche basso di troppo, ogni tanti Kim-Ki Duk mostra con film come questo Prigioniero Corano (2016), di avere tutt'altro che smesso di aver qualcosa da dire. Più diretto e meno astratto rispetto alla sua produzione, questa volta il regista mette in scena l'odissea kafkiana dell'umile pescatore nord-coreano Nam Chul (Ryo-Seung boom), che per via dell'avaria al motore della sua barca e spinto dalla corrente, finisce per attraversare il confine tra i due paesi finendo nel sud dove avrà luogo la sua odissea processuale per via della sicurezza sud-coreana, che lo accusa di essere una spia. 

 

Ryoo Seung-bum, Kim Young-min

Il prigioniero coreano (2016): Ryoo Seung-bum, Kim Young-min

 

Se a livello internazionale le terribili atrocità del regime comunista della Corea del Nord sono abbastanza note, i problemi del paese "libero" e capitalista della nazione della Corea del Sud, sono invece totalmente ignorati. Se il nord opprime Nam Chul penetrando pervasivamente in ogni attimo della sua vita, il sud si veste da diavolo tentatore che cerca prima di far ammettere all'uomo di essere una spia e poi successivamente di convincerlo a disertare il regime. 

L'incubo di un uomo conteso mediaticamente dal nord comunista e dal sud capitalista, che altro non sono che due facce della medesima medaglia che sopprimo l'uomo con la loro sporca ideologia. C'è un non so che di Ulisse nel personaggio di Nam, il quale deve affrontare le varie tentazioni (cibo, soldi, abbondanza e "libertà") per poter cercare stoicamente di far ritorno nella propria patria e riabbracciare finalmente la propria famiglia che lo aspetta e rischia seriamente visto che il regime nord coreano in caso di fuga di un uomo, è solito punire severamente i suoi parenti rimasti in patria come disincentivo alla fuga. 

La macchina fissa negli interni del centro di sicurezza, sottolinea le privazioni e le torture fisiche e mentali che Nam Chul deve subire da crudele ispettore paranoico, forgiato dalla sua indole anti-comunista che vede spie ovunque ed una giovane guardia di sorveglianza che nei fatti di dimostrerà il suo unico difensore; in sostanza la libertà del sud è fondata sull'oppressione e sopratutto sulla diseguaglianza sociale dettata dal soldo. La macchina a mano traballa molto quando l'uomo è costretto ad aprire gli occhi scoprendosi immerso nel pieno della metropoli di Seul fatta di rumori, colori e odori mai sentiti prima; in pratica il regno dell'abbondanza e dello spreco rispetto alla sobrietà spartana ed austera della povera Corea del Nord. 

 

Ryoo Seung-bum

Il prigioniero coreano (2016): Ryoo Seung-bum

 

Non può essere il regno della libertà un paese che ha troppo abbondanza da arrivare allo spreco totale, gettando una marea di roba anche utile in mezzo all'immondizia, che trabocca in certe zone della città.

Confuso e stordito da tutto questo Nam Chul non può che rinnegare sdegnosamente un paese retto su queste basi, diventando così a tutti gli effetti un prigioniero coreano, senza distinzioni cardinali tra nord e sud, poichè vittima di due sistemi ideologici che hanno portato da decenni ad una separazione artificiale tra due paesi che fino agli anni 40' del 900, erano rimasti sempre uniti tra loro. 

A differenza di Bong che critica solo il capitalismo, Kim-Ki Duk và oltre con la sua critica, arrivando quindi a dimostrare come in realtà le artificiose ideologie, che siano capitalismo o comunismo, alla fine gettano l'essere umano in uno scenario da incubo arrivando a sopprimerlo della propria persona. L'unico modo per giungere alla felicità e realizzare la persona quindi, è quella di distruggere finalmente l'ideologia capitalista e quella comunsita, egualmente pericolose ed alienanti per l'essere umano, per giungere alla post-ideologia, dove l'uomo ed i suoi bisogni siano messi al centro di tutto.

Con il Prigioniero Coreano Kim-Ki Duk gira indubbiamente il suo film più esplicito e politico, dove la libertà democratica è una mera illusione e la povertà comunista privano l'uomo dei propri diritti elementari; come sottolineato simmetricamente dalla pellicola, Nord e Sud non sono per niente diversi nella sostanza, ma finiscono con il rivelarsi la medesima cosa arrivando tutti e due i paesi a sopprimere i soggetti deboli. C'è sempre un sistema politico, di valori o tradizioni, che alla fine reprime l'essere umano lasciandolo annientato nel proprio dolore, come spesso accade nel cinema di Kim-Ki Duk, alla fine nord o sud, comunista o capitalista, il mondo è sempre un posto violento, ingiusto e disgustoso. 

 

Choi Guy-hwa, Lee Won-gun, Kim Young-min

Il prigioniero coreano (2016): Choi Guy-hwa, Lee Won-gun, Kim Young-min

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