Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
Nella contesa tra Nord e Sud coreani, la drammatica vicenda di un pescatore del Nord finito al sud per un incidente. Un calvario a doppio effetto tra ipocrisie e colpi bassi. Un film a tesi lucido ma meno personale del solido per Kim Ki-Duk.
VENEZIA 73 - FUORI CONCORSO
La rete è l'ustensile povero e semplice che consente la sopravvivenza ad un giovane pescatore e alla sua famiglia.
Quando per un incidente la sua umile imbarcazione oltrepassa il confine lacustre che separa la sua inflessibilmente orgogliosa Corea del Nord con la ricca e capitalistica parte Meridionale, l'uomo viene catturato dalla polizia ed accusato di essere una spia in azione ai danni della democrazia del sud.
Incarcerato, sottoposto a duri maltrattamenti da parte di un crudele poliziotto proteso a smascherato a tutti i costi, l'uomo riuscirà a trovare umanità e solidarietà solo nella figura del responsabile della sua detenzione: un ragazzo sensibile e corretto che si batterà con tutto se stesso affinché la verità sul suo carcerato venga a galla.
Tornato in patria ed accolto da finti atteggiamenti calorosi, l'uomo verrà sottoposto a maltrattamenti e torture, fisiche e psicologice, ancora più dure, fino ad un epilogo drammatico e senza speranza.
Kim Ki-Duk torna con un apologo contro le ipocrisie e l'inutilità di divisioni politico-ideologiche che ancora dividono r separano popoli di medesima etnia o territori per varie ragioni coabitazione da differenti popolazioni.
Le tesi del regista qui rischiano in più occasioni di sconfinare senza rimedio nella retorica e nel patetico esasperato, e se da una parte la sua critica alla aridità di un capitalismo occidentale che rende schiavi gli abitanti del sud ed ipocriti nei confronti della fazione del Nord, il film si salva proprio nella seconda parte, in cui il regime dittatoriale conferma il suo atteggiamento infido e bieco proprio nei confronti di chi non ha ceduto alle tentazioni, proclamando fedele oltre ogni sospetto.
In questa occasione tuttavia il regista procede troppo proteso a confutare le sue tesi, le assurdità e le contraddizioni di due mondi troppo diversi e troppo vicini per poter convivere in pace, ma ci offre anche uno dei suoi film più impersonali e teorici, schematici, per quanto valido e profondo nelle drammatiche riflessioni che riesce a suscitare riguardo ad una contesa che innalza i confini e ronforza le barriere, creando muri sempre più di difficili da superare o pensare di riuscire ad abbattere.
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