Regia di Baran bo Odar vedi scheda film
Una corsa contro il tempo tra i rettilinei della metropoli del gioco e i saloni dei casinò. Un film ad incastro con un plot tutt'altro che nuovo, che tuttavia l'abile regista di origine svizzera Baran bo Odar riesce a tenere saldo tra i binari della coerenza con una lodevole capacità di salvaguardare ritmo e tensione.
Tra le arterie stradali che dividono i grattacieli e gli eccentrici monoliti di Las Vegas, due macchine si affrontano per appropriarsi l'una della refurtiva che sta nell'altra. Ad avere la meglio scopriamo che sono due poliziotti affiatati, che evidentemente sono corrotti fino al midollo. Questo quello che crediamo finché non ci viene riferito che uno dei due, Vincent Downs, è da oltre due anni un agente sotto copertura, ingaggiato segretissimamente proprio per porre fine alla corruzione dilagante presente nel più grande casinò d'America.
Per questo l'uomo ha sacrificato la sua vita familiare e vive separato dalla moglie e con un figlio che quasi non conosce. Quando la mattina dopo si presta ad accompagnarlo ad un appuntamento, ed una banda di malviventi glielo rapisce a scopo intimidatorio per riavere il maltolto della sera prima (una partita da diverse decine di kg di droga del valore di milioni), per l'agente infiltrato iniziano i guai seri, ed una corsa contro il tempo per cercare di salvare la vita a quel figlio che, anche se non sembra, è l'unica cosa che conta nella sua vita.
Si innesta pertanto una corsa contro il tempo, tra accoltellamenti, sparatorie ed inseguimenti in cui dalle strade lisce come lame d'acciaio ci si trasferisce nei saloni degli hotel di lusso dove il gioco è l'unico mestiere (e l'unica vera incognita) praticabile. A inseguire il poliziotto che tutti ritengono corrotto, oltre a due band, quella del venditore e quella dell'acquirente, un figlio di papà psicopatico come da copione, ci si mette pure una dinamica agente dell'FBI, ovviamente allo scuro di tutto il programma di copertura. Una donna segnata dai traumi di un'azione finita nel sangue in cui ha rischiato di perdere la vita e la salute mentale, che è determinata a sgominare il marcio che sopravvive nelle forze dell'ordine, e a cui attribuisce la fisionomia del nostro tormentato dinamico protagonista.
Un film ad incastro con un plot tutt'altro che nuovo, che tuttavia l'abile regista di origine svizzera Baran bo Odar riesce a tenere nei binari con una grande capacità di salvaguardare ritmo e tensione. Certo se si pensa alle sparatorie non possiamo che continuare a rimpiangere Heat di Michael mann; se si pensa alle sale da Casinò non possiamo che ricordare con incomparabile superiorità quell'impareggiabile Omicidio in diretta di De Palma, ma mostri sacri a parte, il film d'azione è un Blockbuster confezionato con criterio e voglia di soddisfare lo spettatore con uno spettacolo genuino e piuttosto attanagliante.
Alla riuscita di una lodevole combinazione di elementi, determinante è l'apporto dei due tenaci tormentati e spesso feriti protagonisti: il premio Oscar Jamie Foxx, ottimo come sempre e come ormai ci aspettiamo ogni volta, e la rediviva carina e tosta Michelle Monaghan, da un po' di tempo perduta al cinema a causa di alcune produzioni prettamente televisive che ce l'hanno tenuta distante.
Se il cinema può lecitamente essere talvolta o anche spesso solo divertimento e svago, ben vengano produzioni girate e scritte con criterio come questa.
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